Sottovalutato, forse anche volutamente, in buona parte della letteratura specialistica, il rapporto di Frank Martin con la dodecafonia investe una parte significativa della produzione del compositore svizzero e non può venire ridotto a una sporadica comparsa di serie dodecafoniche in funzione tematica. Il saggio mira ad analizzare la personale adozione di alcune istanze del metodo dodecafonico di Arnold Schönberg nella musica di Martin, in particolare nei 4 Brevi pezzi per chitarra (1933), nel primo Concerto per pianoforte (1933/1934), nel Trio pour violon, alto et violoncello (1936) e in Der Schrei, l’ottavo Lied del ciclo Der Cornet (1942/1943). Se da un lato si rileva la tendenza di Martin a sfruttare la serie soprattutto come arricchimento cromatico della linea melodica (solitamente senza ricorrere alle forme in inversione e retrogrado) in contesti armonici prevalentemente tonali, non vanno però dimenticati momenti particolari in cui la serie assume anche il controllo della dimensione verticale, assurgendo a vera e propria Grundgestalt della composizione. Martin evita comunque anche in questo caso di spingere la sua musica verso una completa atonalità, costruendo le sue serie con una chiara predominanza di intervalli consonanti e gruppi triadici. In generale, il rapporto di Martin con la dodecafonia mostra caratteristiche certo personali, però assimilabili nel complesso più ampio di una ricezione del metodo di Schönberg negli anni Trenta e Quaranta.

Frank Martin e la dodecafonia

Pietro Cavallotti
2007-01-01

Abstract

Sottovalutato, forse anche volutamente, in buona parte della letteratura specialistica, il rapporto di Frank Martin con la dodecafonia investe una parte significativa della produzione del compositore svizzero e non può venire ridotto a una sporadica comparsa di serie dodecafoniche in funzione tematica. Il saggio mira ad analizzare la personale adozione di alcune istanze del metodo dodecafonico di Arnold Schönberg nella musica di Martin, in particolare nei 4 Brevi pezzi per chitarra (1933), nel primo Concerto per pianoforte (1933/1934), nel Trio pour violon, alto et violoncello (1936) e in Der Schrei, l’ottavo Lied del ciclo Der Cornet (1942/1943). Se da un lato si rileva la tendenza di Martin a sfruttare la serie soprattutto come arricchimento cromatico della linea melodica (solitamente senza ricorrere alle forme in inversione e retrogrado) in contesti armonici prevalentemente tonali, non vanno però dimenticati momenti particolari in cui la serie assume anche il controllo della dimensione verticale, assurgendo a vera e propria Grundgestalt della composizione. Martin evita comunque anche in questo caso di spingere la sua musica verso una completa atonalità, costruendo le sue serie con una chiara predominanza di intervalli consonanti e gruppi triadici. In generale, il rapporto di Martin con la dodecafonia mostra caratteristiche certo personali, però assimilabili nel complesso più ampio di una ricezione del metodo di Schönberg negli anni Trenta e Quaranta.
2007
6
2
s.n.
s.n
http://http://riviste.paviauniversitypress.it/index.php/phi/article/view/06-02-INT02/95
Pietro Cavallotti
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