Obiettivo del contributo è indagare se esistano nell’ordinamento vigente le condizioni per un’adeguata tutela del diritto del figlio minorenne e della madre ristretta alla continuità della loro relazione. Se infatti è oggi in linea di principio pacifico che la condanna e la detenzione non costituiscono di per sé evidenze di inidoneità genitoriale, è altresì vero che aver commesso alcune tipologie di reato determina una presunzione forte di incompetenza del genitore e che, comunque, lo stato detentivo conseguente all’accertamento di una condotta illecita si pone in contrasto con il dovere di educare i figli alla legalità, intesa come obiettivo funzionale a un adeguato inserimento di bambini e ragazzi nel contesto sociale. Oltre a ciò, l’ambiente carcerario è, per le caratteristiche fisiche degli istituti penitenziari e per le modalità organizzative che li caratterizzano, inidoneo ai minorenni e rischia così di tramutare in pregiudizio per il figlio le visite alla madre ristretta (anzitutto i colloqui in carcere) e, a maggior ragione, la convivenza dei due presso sezioni nido di istituti ordinari o, sebbene in misura minore, in istituti a custodia attenuata per madri (ICAM). In effetti, la ricostruzione del contesto amministrativo e giudiziario mostra che, al di là delle declamazioni di principio, la condizione detentiva costituisce in concreto un limite rilevantissimo a un adeguato esercizio della responsabilità genitoriale da parte della madre

Essere madre dietro le sbarre

J. LONG
2018-01-01

Abstract

Obiettivo del contributo è indagare se esistano nell’ordinamento vigente le condizioni per un’adeguata tutela del diritto del figlio minorenne e della madre ristretta alla continuità della loro relazione. Se infatti è oggi in linea di principio pacifico che la condanna e la detenzione non costituiscono di per sé evidenze di inidoneità genitoriale, è altresì vero che aver commesso alcune tipologie di reato determina una presunzione forte di incompetenza del genitore e che, comunque, lo stato detentivo conseguente all’accertamento di una condotta illecita si pone in contrasto con il dovere di educare i figli alla legalità, intesa come obiettivo funzionale a un adeguato inserimento di bambini e ragazzi nel contesto sociale. Oltre a ciò, l’ambiente carcerario è, per le caratteristiche fisiche degli istituti penitenziari e per le modalità organizzative che li caratterizzano, inidoneo ai minorenni e rischia così di tramutare in pregiudizio per il figlio le visite alla madre ristretta (anzitutto i colloqui in carcere) e, a maggior ragione, la convivenza dei due presso sezioni nido di istituti ordinari o, sebbene in misura minore, in istituti a custodia attenuata per madri (ICAM). In effetti, la ricostruzione del contesto amministrativo e giudiziario mostra che, al di là delle declamazioni di principio, la condizione detentiva costituisce in concreto un limite rilevantissimo a un adeguato esercizio della responsabilità genitoriale da parte della madre
2018
Donne ristrette
Ledizioni
MEMORIE DEL DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO
8
107
156
9788867058600
madri , maternità , figli , filiazione , carcere , detenzione
J. LONG
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