Tra le opere destinate alla formazione linguistica degli italiani in epoca postunitaria, i Dialoghi di lingua parlata di Enrico Franceschi meritano una menzione specifica per il particolare approccio al tema della variabilità della lingua. L’incontro tra personaggi diversi, ognuno portatore del suo idioletto, promuove l’idea di un parlato vivo e mutevole, capace di dispiegarsi in una pluralità di forme e di registri. La riproduzione dell’oralità, che idealmente aspira alla naturalezza, si piega all’intento didattico e l’autore si sforza di tenere «in briglia» i suoi personaggi «per non far impazzire chi li deve intendere e non è nato né allevato con loro, e scemar così il vantaggio che può ricavare da quello che dicono». Il contributo intende evidenziare il rapporto tra variabilità e norma linguistica, così come emerge dagli interventi impliciti ed espliciti dell’autore nei dialoghi e nelle note. La fortuna editoriale dell’opera, più volte riedita tra il 1868 e il 1923 (anche in adattamenti ad uso scolastico), consente di valutare in prospettiva diacronica l’evoluzione del modello di lingua proposto.
Notazioni pragmatiche e grammaticali nei Dialoghi di lingua parlata di Enrico Franceschi
Elena Papa
2018-01-01
Abstract
Tra le opere destinate alla formazione linguistica degli italiani in epoca postunitaria, i Dialoghi di lingua parlata di Enrico Franceschi meritano una menzione specifica per il particolare approccio al tema della variabilità della lingua. L’incontro tra personaggi diversi, ognuno portatore del suo idioletto, promuove l’idea di un parlato vivo e mutevole, capace di dispiegarsi in una pluralità di forme e di registri. La riproduzione dell’oralità, che idealmente aspira alla naturalezza, si piega all’intento didattico e l’autore si sforza di tenere «in briglia» i suoi personaggi «per non far impazzire chi li deve intendere e non è nato né allevato con loro, e scemar così il vantaggio che può ricavare da quello che dicono». Il contributo intende evidenziare il rapporto tra variabilità e norma linguistica, così come emerge dagli interventi impliciti ed espliciti dell’autore nei dialoghi e nelle note. La fortuna editoriale dell’opera, più volte riedita tra il 1868 e il 1923 (anche in adattamenti ad uso scolastico), consente di valutare in prospettiva diacronica l’evoluzione del modello di lingua proposto.File | Dimensione | Formato | |
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