La dissertazione intende tracciare una breve critica del paradigma tecnocratico vigente, alla luce della cosiddetta “Quarta Rivoluzione Industriale”, nonché analizzare i delicati rapporti tra etica, tecnica e Natura ai tempi dell'Antropocene. Attraverso una sintetica panoramica del pensiero di alcuni autori – che hanno intravisto, nello scintillio fantasmagorico di uno sviluppo tecnico ed economico senza precedenti, i germi di enormi pericoli per l’uomo e per la Terra –, si tenterà̀ di corrodere l’assurda credenza, tuttora dominante, che il sedicente progresso sia intrinsecamente buono, che la Natura sia un datum di cui possiamo liberamente disporre e che il dominio tecnico di essa e dell’uomo sia il leitmotiv della civiltà. “L’idea di uno sviluppo tecnico progressivo e potenzialmente infinito è inscindibile dalla considerazione della natura quale mero serbatoio di risorse e di territorio sul quale testare nuove tecnologie, che siano droni-api o micidiali armi sperimentali dagli effetti sconosciuti. L’accettazione, sempre entusiasta e acritica, del sempre uguale oggettivato nell’ultima innovazione tecnica, implica ogni volta il tacito consenso all’intero sistema tecnocratico di sfruttamento della natura e dell’uomo, goffamente camuffato dalla promessa, costantemente infranta, di benessere e pace sociale.”
Progresso e distopia. Tecnica ed etica nell'era della quarta rivoluzione industriale.
CARRIERI, ALESSANDRO
2019-01-01
Abstract
La dissertazione intende tracciare una breve critica del paradigma tecnocratico vigente, alla luce della cosiddetta “Quarta Rivoluzione Industriale”, nonché analizzare i delicati rapporti tra etica, tecnica e Natura ai tempi dell'Antropocene. Attraverso una sintetica panoramica del pensiero di alcuni autori – che hanno intravisto, nello scintillio fantasmagorico di uno sviluppo tecnico ed economico senza precedenti, i germi di enormi pericoli per l’uomo e per la Terra –, si tenterà̀ di corrodere l’assurda credenza, tuttora dominante, che il sedicente progresso sia intrinsecamente buono, che la Natura sia un datum di cui possiamo liberamente disporre e che il dominio tecnico di essa e dell’uomo sia il leitmotiv della civiltà. “L’idea di uno sviluppo tecnico progressivo e potenzialmente infinito è inscindibile dalla considerazione della natura quale mero serbatoio di risorse e di territorio sul quale testare nuove tecnologie, che siano droni-api o micidiali armi sperimentali dagli effetti sconosciuti. L’accettazione, sempre entusiasta e acritica, del sempre uguale oggettivato nell’ultima innovazione tecnica, implica ogni volta il tacito consenso all’intero sistema tecnocratico di sfruttamento della natura e dell’uomo, goffamente camuffato dalla promessa, costantemente infranta, di benessere e pace sociale.”I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.