La spiaggia desolata di Cirene è lo scenario in cui si svolge la commedia plautina Rudens (La gomena), rielaborazione di un testo non pervenutoci del greco Difilo. Per volere divino, qui incarnato dalla stella Arturo, la vita amara o sciagurata di alcuni naufraghi s'incrocia con quella di qualche abitante del luogo: per esempio, l'anziano Demone è rimasto un tempo vittima di truffatori e ha perso l'unica figlia, rapitagli piccina da un pirata; le ragazze Palestra e Ampelisca, schiave del lenone Labrace, stanno per essere avviate al meretricio; un gruppo di pescatori stenta a procacciarsi il vitto quotidiano. A tale situazione imprime una svolta il servo Gripo, quando per caso scopre in mare un baule colmo di beni preziosi e di proprietà del suddetto mezzano, che l'ha smarrito durante il naufragio. Tramite gli oggetti di riconoscimento rinchiusi in quel contenitore Demone ritrova la propria figlia, ch'è Palestra, un lieto fine, com'è d'obbligo in una commedia, e però il riso di Plauto è venato di amarezza, poeta del disincanto qual è: non c'è infatti un futuro migliore per tutti i personaggi, visto che i pescatori continueranno rassegnati una misera vita e Gripo avrà sì l'agognata libertà, ma senza il denaro necessario, perché essa rappresenti un vero cambiamento. Eppure questo schiavo, appena trovato il baule, nutriva progetti così grandiosi... Un sogno a occhi aperti beninteso e presto svanito, a differenza di quello che aveva compiuto dormendo il suo padrone Demone riguardo al prossimo riconoscimento della figlia. Nella finzione scenica fa capolino la dura realtà, in base a cui ottiene di più chi conta di più sul piano sociale e pertanto anche i sogni non hanno tutti il medesimo valore. Il punto interrogativo che accompagna nel titolo del nostro libro le celebri parole di Calderón de la Barca intende sottolineare proprio tale aspetto.

La vita è sogno? Lettura della Rudens di Plauto

SEITA, Mario
2005-01-01

Abstract

La spiaggia desolata di Cirene è lo scenario in cui si svolge la commedia plautina Rudens (La gomena), rielaborazione di un testo non pervenutoci del greco Difilo. Per volere divino, qui incarnato dalla stella Arturo, la vita amara o sciagurata di alcuni naufraghi s'incrocia con quella di qualche abitante del luogo: per esempio, l'anziano Demone è rimasto un tempo vittima di truffatori e ha perso l'unica figlia, rapitagli piccina da un pirata; le ragazze Palestra e Ampelisca, schiave del lenone Labrace, stanno per essere avviate al meretricio; un gruppo di pescatori stenta a procacciarsi il vitto quotidiano. A tale situazione imprime una svolta il servo Gripo, quando per caso scopre in mare un baule colmo di beni preziosi e di proprietà del suddetto mezzano, che l'ha smarrito durante il naufragio. Tramite gli oggetti di riconoscimento rinchiusi in quel contenitore Demone ritrova la propria figlia, ch'è Palestra, un lieto fine, com'è d'obbligo in una commedia, e però il riso di Plauto è venato di amarezza, poeta del disincanto qual è: non c'è infatti un futuro migliore per tutti i personaggi, visto che i pescatori continueranno rassegnati una misera vita e Gripo avrà sì l'agognata libertà, ma senza il denaro necessario, perché essa rappresenti un vero cambiamento. Eppure questo schiavo, appena trovato il baule, nutriva progetti così grandiosi... Un sogno a occhi aperti beninteso e presto svanito, a differenza di quello che aveva compiuto dormendo il suo padrone Demone riguardo al prossimo riconoscimento della figlia. Nella finzione scenica fa capolino la dura realtà, in base a cui ottiene di più chi conta di più sul piano sociale e pertanto anche i sogni non hanno tutti il medesimo valore. Il punto interrogativo che accompagna nel titolo del nostro libro le celebri parole di Calderón de la Barca intende sottolineare proprio tale aspetto.
2005
Edizioni dell'Orso
1
1
173
9788876948442
http://www.ediorso.it
Plauto; Rudens
M. SEITA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/16968
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