Il volume tratta il tema delle differenze di genere presenti nel gioco infantile, in riferimento sia ai tipi di strumenti ludici privilegiati sia agli “stili di gioco” adottati. Paola Ricchiardi all’interno del volume conduce innanzitutto una rassegna delle ricerche empiriche internazionali sul tema, organizzata in modo da rispondere ad alcuni interrogativi centrali: la scelta di giochi e giocattoli differenziati per genere avviene spontaneamente e a che età è possibile rilevare uno stile di gioco differenziato? Quale relazione esiste tra lo sviluppo dell’identità sessuale e il gioco? Sono maggiori le influenze biologiche o ambientali sulla differenziazione del gioco per genere? Incoraggiare il comportamento ludico differenziato per genere ha effetti positivi o negativi sulla formazione del soggetto in crescita? Dai contributi di ricerca individuati emerge in primo luogo la forte differenziazione per genere delle proposte ludiche provenienti dal mercato del giocattolo, testimoniata fin dalle prime ampie indagini che risalgono agli inizi del Novecento (A. Ravenhill, 1910; L.M. Terman, 1925; H.C. Lehmann e P.A. Witty, 1927; L. Farwell, 1930; H. Benjamin, 1932), e le trasformazioni più recenti che hanno portato all’ampliarsi delle proposte ludiche “neutre” (M. O’Briene, A.C. Huston, 1985; ISTAT, 1998). Rispetto alle modalità di gioco privilegiate la ricerca di ambito psicologico ha evidenziato l’emergere precoce di uno “stile di gioco” differenziato per genere , già a partire dai 13-14 mesi (S. Goldbers, M. Lewis, 1969), che viene considerato da alcuni studiosi un elemento che testimonia la prevalenza dei fattori biologici su quelli culturali. Secondo altri studiosi invece, sarebbe l’interpretazione del dato biologico, in ciascuna cultura, a dare origine nei maschi e nelle femmine a comportamenti differenziati (V.L. Zammuner, 1981). La trattazione mette in luce inoltre come giochi differenziati possano dare origine a profili di competenze differenti, da cui discende il vantaggio di creare anche gruppi misti di bambini nei giochi per poter favorire l’acquisizione di competenze multiple (A. Bondioli, 1996; N.S. Newcombe, 2000). Infine l’autrice analizza i modelli impliciti trasmessi dai giocattoli differenziati per genere rispetto alla mascolinità e alla femminilità e ne sottolinea valori e disvalori (D.D. Gilmore, 1990; D. Schnack, R. Neutzling, 1990; F. Bimbi, 2003; A. Vigliani, 2004). L’autrice si interroga in seguito sulle possibili influenze delle recenti trasformazioni della figura maschile e femminile e sui comportamenti ludici infantili. A tale interrogativo cerca di rispondere attraverso la pianificazione e realizzazione di uno studio empirico condotto sul territorio piemontese. La ricerca ha coinvolto in totale 704 soggetti di fasce d’età differenti, selezionate appositamente per poter essere messe a confronto e poter rilevare eventuali differenze (159 genitori di bambini tra i 3 e i 5 anni; 144 soggetti della scuola primaria; 126 ragazzi della scuola secondaria di primo grado; 199 ragazzi di diversi istituti secondari di secondo grado; 76 studenti universitari). Paola Ricchiardi commenta in seguito i risultati conseguiti dai bambini dai 3 ai 5 anni e quelli relativi agli adolescenti e ai giovani adulti. Tra i risultati più significativi per i bambini in fascia prescolare, si sottolinea un ampliamento dell’uso dei giochi considerati neutri e un utilizzo più libero e flessibile degli stessi sia da parte dei maschi sia da parte delle femmine. Confrontando le proposte ludiche dei cataloghi “commerciali” rivolti a questa fascia d’età e quelle dei cataloghi di giochi educativi proposti alle scuole, si segnala il permanere di giocattoli molto differenziati per genere soprattutto nei cataloghi commerciali. Per quanto riguarda gli adolescenti e i giovani adulti invece si segnala un’importante relazione tra giochi differenziati per genere effettuati nell’infanzia e le scelte orientative, specie per le professioni considerate ancora a carattere “vocazionale”, come quelle educative e mediche.

Giochi da maschi, da femmine e... giochi da tutti e due. Studi e ricerche sul gioco e le differenze di genere

RICCHIARDI, Paola;A. VENERA
2005-01-01

Abstract

Il volume tratta il tema delle differenze di genere presenti nel gioco infantile, in riferimento sia ai tipi di strumenti ludici privilegiati sia agli “stili di gioco” adottati. Paola Ricchiardi all’interno del volume conduce innanzitutto una rassegna delle ricerche empiriche internazionali sul tema, organizzata in modo da rispondere ad alcuni interrogativi centrali: la scelta di giochi e giocattoli differenziati per genere avviene spontaneamente e a che età è possibile rilevare uno stile di gioco differenziato? Quale relazione esiste tra lo sviluppo dell’identità sessuale e il gioco? Sono maggiori le influenze biologiche o ambientali sulla differenziazione del gioco per genere? Incoraggiare il comportamento ludico differenziato per genere ha effetti positivi o negativi sulla formazione del soggetto in crescita? Dai contributi di ricerca individuati emerge in primo luogo la forte differenziazione per genere delle proposte ludiche provenienti dal mercato del giocattolo, testimoniata fin dalle prime ampie indagini che risalgono agli inizi del Novecento (A. Ravenhill, 1910; L.M. Terman, 1925; H.C. Lehmann e P.A. Witty, 1927; L. Farwell, 1930; H. Benjamin, 1932), e le trasformazioni più recenti che hanno portato all’ampliarsi delle proposte ludiche “neutre” (M. O’Briene, A.C. Huston, 1985; ISTAT, 1998). Rispetto alle modalità di gioco privilegiate la ricerca di ambito psicologico ha evidenziato l’emergere precoce di uno “stile di gioco” differenziato per genere , già a partire dai 13-14 mesi (S. Goldbers, M. Lewis, 1969), che viene considerato da alcuni studiosi un elemento che testimonia la prevalenza dei fattori biologici su quelli culturali. Secondo altri studiosi invece, sarebbe l’interpretazione del dato biologico, in ciascuna cultura, a dare origine nei maschi e nelle femmine a comportamenti differenziati (V.L. Zammuner, 1981). La trattazione mette in luce inoltre come giochi differenziati possano dare origine a profili di competenze differenti, da cui discende il vantaggio di creare anche gruppi misti di bambini nei giochi per poter favorire l’acquisizione di competenze multiple (A. Bondioli, 1996; N.S. Newcombe, 2000). Infine l’autrice analizza i modelli impliciti trasmessi dai giocattoli differenziati per genere rispetto alla mascolinità e alla femminilità e ne sottolinea valori e disvalori (D.D. Gilmore, 1990; D. Schnack, R. Neutzling, 1990; F. Bimbi, 2003; A. Vigliani, 2004). L’autrice si interroga in seguito sulle possibili influenze delle recenti trasformazioni della figura maschile e femminile e sui comportamenti ludici infantili. A tale interrogativo cerca di rispondere attraverso la pianificazione e realizzazione di uno studio empirico condotto sul territorio piemontese. La ricerca ha coinvolto in totale 704 soggetti di fasce d’età differenti, selezionate appositamente per poter essere messe a confronto e poter rilevare eventuali differenze (159 genitori di bambini tra i 3 e i 5 anni; 144 soggetti della scuola primaria; 126 ragazzi della scuola secondaria di primo grado; 199 ragazzi di diversi istituti secondari di secondo grado; 76 studenti universitari). Paola Ricchiardi commenta in seguito i risultati conseguiti dai bambini dai 3 ai 5 anni e quelli relativi agli adolescenti e ai giovani adulti. Tra i risultati più significativi per i bambini in fascia prescolare, si sottolinea un ampliamento dell’uso dei giochi considerati neutri e un utilizzo più libero e flessibile degli stessi sia da parte dei maschi sia da parte delle femmine. Confrontando le proposte ludiche dei cataloghi “commerciali” rivolti a questa fascia d’età e quelle dei cataloghi di giochi educativi proposti alle scuole, si segnala il permanere di giocattoli molto differenziati per genere soprattutto nei cataloghi commerciali. Per quanto riguarda gli adolescenti e i giovani adulti invece si segnala un’importante relazione tra giochi differenziati per genere effettuati nell’infanzia e le scelte orientative, specie per le professioni considerate ancora a carattere “vocazionale”, come quelle educative e mediche.
2005
Junior
1
208
8884342643
9788884342645
gioco; differenze di genere
P. RICCHIARDI; A. VENERA
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