Questo articolo affronta il tema poco studiato dell’implementazione negli Stati Membri della Decisione Quadro 2008/909/GAI del 27 novembre 2008 relativa all’applicazione del principio del mutuo riconoscimento delle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale a detenuti comunitari. In particolare, ci si concentra sul funzionamento complessivo di questo meccanismo di cooperazione penale in Italia e sul ruolo dei diversi attori coinvolti nelle cd. procedure attive, ovverosia i casi di trasferimento di un condannato dall’Italia all’estero. Con un approccio socio-giuridico lo scritto offre spunti di riflessione a partire dalle difficoltà di funzionamento del meccanismo di cooperazione, individuato come sintomo della mancata europeizzazione dell’esecuzione penale. Si ipotizza che la difficile soddisfazione della domanda di giustizia nella fase di esecuzione della pena siano qui dovute non solo a ragioni tecniche, pur rilevanti, ma a una difficoltà dell’amministrazione della giustizia di adottare soluzioni organizzative efficaci di agire al di fuori di schemi di azione consolidati e routinari finendo con il sacrificare i diritti dei detenuti senza tuttavia ottenere il risultato auspicato di ridurre il sovraffollamento.

L’implementazione del D.lgs. 161/2010 sul reciproco riconoscimento delle sentenze di condanna a pena detentiva: un caso di doppio fallimento.

Valeria Ferraris
2019-01-01

Abstract

Questo articolo affronta il tema poco studiato dell’implementazione negli Stati Membri della Decisione Quadro 2008/909/GAI del 27 novembre 2008 relativa all’applicazione del principio del mutuo riconoscimento delle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale a detenuti comunitari. In particolare, ci si concentra sul funzionamento complessivo di questo meccanismo di cooperazione penale in Italia e sul ruolo dei diversi attori coinvolti nelle cd. procedure attive, ovverosia i casi di trasferimento di un condannato dall’Italia all’estero. Con un approccio socio-giuridico lo scritto offre spunti di riflessione a partire dalle difficoltà di funzionamento del meccanismo di cooperazione, individuato come sintomo della mancata europeizzazione dell’esecuzione penale. Si ipotizza che la difficile soddisfazione della domanda di giustizia nella fase di esecuzione della pena siano qui dovute non solo a ragioni tecniche, pur rilevanti, ma a una difficoltà dell’amministrazione della giustizia di adottare soluzioni organizzative efficaci di agire al di fuori di schemi di azione consolidati e routinari finendo con il sacrificare i diritti dei detenuti senza tuttavia ottenere il risultato auspicato di ridurre il sovraffollamento.
2019
1
15
http://www.lalegislazionepenale.eu/wp-content/uploads/2019/04/Ferraris_approfondimenti_5_04.pdf
implementazione delle norme; trasferimento detenuti; amministrazione della giustizia
Valeria Ferraris
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