La scuola dell’infanzia, in numerosi Paesi, si è storicamente trasformata, assumendo sempre più le caratteristiche di un percorso prescolastico. Anche in Italia le politiche del MIUR si sono progressivamente centrate su questo grado scolastico, attivando indicazioni programmatiche e sistemi di accountability dell’organizzazione e dell’offerta formativa (RAV 2018-1). La ricerca internazionale ha parallelamente sviluppato studi sugli standard di apprendimento attesi a questo livello curricolare, identificando aspetti della maturità cognitiva e personale che risultano precondizioni per le acquisizioni di base e la riuscita nell’ordine scolastico successivo (Coggi, Ricchiardi, 2015). L’essere “pronti ad apprendere” (learning readiness) a 3-5 anni, in vista della scuola primaria, è divenuto quindi un traguardo da ottenere per tutti i bambini, compresi coloro che sono esposti a fattori di rischio socio-ambientale. Questa istanza prevede che gli insegnanti siano in grado di stimolare negli alunni le abilità attese, creando ambienti idonei allo sviluppo delle loro potenzialità cognitive e socio-affettive. L’università è chiamata dunque a fornire ai futuri insegnanti per l’infanzia una formazione specifica, di alta qualità, perché, una volta in servizio, i docenti siano in grado di potenziare adeguatamente le risorse intellettuali dei bambini, specie di quelli a rischio, riallineandoli rispetto ai traguardi attesi. Nella letteratura internazionale un numero ancora limitato di contributi ha focalizzato l’attenzione sulle strategie utili a preparare tali docenti a riconoscere e rilevare in modo affidabile i requisiti di readiness e ad attivare interventi didattici adeguati. Gli studi svolti ne evidenziano però l’importanza e la potenziale efficacia (Son et al., 2013). Nel presente contributo di ricerca, dopo una rapida sintesi sull’incidenza dei fattori di rischio socio-ambientali sullo sviluppo cognitivo ed emotivo-affettivo infantile, centreremo l’attenzione sulle strategie di didattica universitaria utili a formare adeguatamente i futuri insegnanti ai traguardi sopra esplicitati. Il saggio si concluderà con alcuni esiti riferiti all’efficacia di un intervento di formazione universitaria sul tema, che ha coinvolto 118 studenti a fine curricolo di Scienze della Formazione Primaria dell’Ateneo Torinese.
Quali competenze per i futuri insegnanti di bambini con fattori di rischio? Una sfida per la didattica universitaria
Cristina Coggi;Paola Ricchiardi;Emanuela Maria Teresa Torre
2019-01-01
Abstract
La scuola dell’infanzia, in numerosi Paesi, si è storicamente trasformata, assumendo sempre più le caratteristiche di un percorso prescolastico. Anche in Italia le politiche del MIUR si sono progressivamente centrate su questo grado scolastico, attivando indicazioni programmatiche e sistemi di accountability dell’organizzazione e dell’offerta formativa (RAV 2018-1). La ricerca internazionale ha parallelamente sviluppato studi sugli standard di apprendimento attesi a questo livello curricolare, identificando aspetti della maturità cognitiva e personale che risultano precondizioni per le acquisizioni di base e la riuscita nell’ordine scolastico successivo (Coggi, Ricchiardi, 2015). L’essere “pronti ad apprendere” (learning readiness) a 3-5 anni, in vista della scuola primaria, è divenuto quindi un traguardo da ottenere per tutti i bambini, compresi coloro che sono esposti a fattori di rischio socio-ambientale. Questa istanza prevede che gli insegnanti siano in grado di stimolare negli alunni le abilità attese, creando ambienti idonei allo sviluppo delle loro potenzialità cognitive e socio-affettive. L’università è chiamata dunque a fornire ai futuri insegnanti per l’infanzia una formazione specifica, di alta qualità, perché, una volta in servizio, i docenti siano in grado di potenziare adeguatamente le risorse intellettuali dei bambini, specie di quelli a rischio, riallineandoli rispetto ai traguardi attesi. Nella letteratura internazionale un numero ancora limitato di contributi ha focalizzato l’attenzione sulle strategie utili a preparare tali docenti a riconoscere e rilevare in modo affidabile i requisiti di readiness e ad attivare interventi didattici adeguati. Gli studi svolti ne evidenziano però l’importanza e la potenziale efficacia (Son et al., 2013). Nel presente contributo di ricerca, dopo una rapida sintesi sull’incidenza dei fattori di rischio socio-ambientali sullo sviluppo cognitivo ed emotivo-affettivo infantile, centreremo l’attenzione sulle strategie di didattica universitaria utili a formare adeguatamente i futuri insegnanti ai traguardi sopra esplicitati. Il saggio si concluderà con alcuni esiti riferiti all’efficacia di un intervento di formazione universitaria sul tema, che ha coinvolto 118 studenti a fine curricolo di Scienze della Formazione Primaria dell’Ateneo Torinese.File | Dimensione | Formato | |
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