Dopo la disfatta dell’esercito italiano a Caporetto del 24 ottobre 1917 oltre seicentomila civili, soprattutto donne, vecchi e bambini, furono costretti ad abbandonare le proprie case e i propri beni. Una moltitudine inerme di profughi di guerra, provenienti dal Friuli, dal Veneto e da altre province, in una fuga caotica e improvvisa, decisero di lasciare il proprio territorio occupato dall'esercito austro-ungarico. Molti di questi esuli furono accolti in provincia di Cuneo, e la val Maira si dimostrò particolarmente solidale verso questi connazionali meno fortunati. La vicenda fece emergere l'insostituibile ruolo delle donne nell'accoglienza ai profughi.

DA CAPORETTO ALLA VAL MAIRA

BINDOLO PIERPAOLO
2017-01-01

Abstract

Dopo la disfatta dell’esercito italiano a Caporetto del 24 ottobre 1917 oltre seicentomila civili, soprattutto donne, vecchi e bambini, furono costretti ad abbandonare le proprie case e i propri beni. Una moltitudine inerme di profughi di guerra, provenienti dal Friuli, dal Veneto e da altre province, in una fuga caotica e improvvisa, decisero di lasciare il proprio territorio occupato dall'esercito austro-ungarico. Molti di questi esuli furono accolti in provincia di Cuneo, e la val Maira si dimostrò particolarmente solidale verso questi connazionali meno fortunati. La vicenda fece emergere l'insostituibile ruolo delle donne nell'accoglienza ai profughi.
2017
ANNO CV - 2017
N. 42 - 09 NOVEMBRE 2017 - PAGINA N. 30 CULTURA
30
30
https://www.giornalidelpiemonte.it/dettaglio.php?globalId=giopiens;2881565;1
BINDOLO PIERPAOLO
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