In un romanzo che si distingue per una serie di prospettive sorprendenti, il pesce-predatrice protagonista del “Prologo” entra in scena carico di rabbia: “Hanno portato con loro il fetore della terra asciutta, poi il baccano, hanno fatto trasudare sangue nero al mondo tracciando arcobaleni avvelenati sulla superficie dell’acqua.” Quando arpiona il serpente-oleodotto, però, il greggio riversato viene subito ripulito da un’altra presenza non-umana, enorme, che comunica con le creature marine. La preoccupazione della predatrice diventa così “pura gioia. Che belle le domande che pone. Le dice proprio quello che vuole sentirsi dire.” Laguna, infatti, è un romanzo che combina la riflessione eco-critica sui limiti dell’umano con la classica trama delle storie di fantascienza – l’arrivo degli alieni sulla terra. L’astronave sottomarina sommersa nella laguna di Lagos, Nigeria, si annuncia con un’esplosione sonora, “un suono così ampio che sembrava quasi avere un peso”. La Nigeria (altro spostamento di prospettiva, per il lettore occidentale) fornisce un’ambientazione perfetta per una trama travolgente, perché “Lagos è energia. Non si ferma mai.” I personaggi sono numerosi, e ruotano tutti attorno all’aliena Ayodele, capace di prendere qualsiasi forma a piacimento producendo un suono sconvolgente, “simile a quello di sfere metalliche sul vetro.” Ayodele può trasformarsi perfettamente nella persona che si ritrova davanti, oppure in una persona (anche deceduta) che occupa i pensieri dell’interlocutore, in maniera simile al pianeta Solaris del romanzo di Stanislaw Lem (1961). Ma queste mutazioni repentine e sconvolgenti non implicano alcuna minaccia: “Non vogliamo comandare, colonizzare, conquistare né occupare. Vogliamo semplicemente una casa.” Questa invasione aliena non è da leggersi come parabola del colonialismo: piuttosto, come scrive nella sua “Postfazione” Nicoletta Vallorani (autrice di fantascienza e studiosa di letteratura postcoloniale e fantascientifica), “è una risposta ironica e divertita dell’Africa postcoloniale all’ossessione imperialista di possesso.” Inevitabilmente, però, la presenza di Ayodele diventa un detonatore che scatena le paure e le ingiustizie sociali della Nigeria contemporanea, uno dei paesi con il più alto tasso di crimine al mondo dove le immense ricchezze dovute proprio al petrolio estratto dal mare non sono mai state re-distribuite. Il sacerdote neo-evangelico, onnipresente veicolo di pregiudizi nell’Africa di oggi, vede in Ayodele la strega da convertire: “Sono stato scelto per portare la luce a questa creatura e a tutti quelli della sua specie!”; ladri e borseggiatori tentano di approfittare del marasma attorno a lei; un gruppo LGBT cerca di ottenere visibilità; e lo strapotere dei militari cerca di sottometterla con la violenza. Grazie alla sua capacità di far mutare il prossimo, e alla facilità con cui si inserisce nelle tecnologie di comunicazione di oggi, Ayodele riesce a risolvere alcune situazioni potenzialmente tragiche, pur presa dal disgusto: “Odio gli umani. (…) Non voglio più avere niente a che fare con voi, (…) con nessuno di voi.” Lagos viene travolta da un’isteria collettiva popolata anche da figure ancestrali delle religioni dell’Africa occidentale, come il narratore-ragno che alla fine, dopo aver raccontato la metamorfosi sociale operata dagli alieni, decide di mutare a sua volta per difendere il cambiamento, aprendo a un possibile seguito della vicenda: “Per la prima volta dalla nascita di Lagos, la mia gloriosa città, smetterò di raccontare. Abbandonerò la mia tela. Diventerò parte della storia. Mi unirò al mio popolo. E noi ragni, si sa, giochiamo sporco.” L’afro-futurism è una corrente filosofico-artistica che re-immagina l’avvenire della diaspora africana attraverso una combinazione di scienza e tecnologia accostate a cosmologie non-occidentali, e che nella sua accezione più ampia include anche il supereroe Black Panther; di Okorafor, l’editore Gargoyle ha già pubblicato Chi teme la morte (2015). Grazie anche alla scorrevolezza di una traduzione mai macchinosa, Laguna sarà ricordato come esempio particolarmente ben riuscito di questo genere. L’ibridazione di culture, non a caso, pervade tutta la trama: “Gli esseri umani fanno molta fatica a relazionarsi con quello che non somiglia loro,” osserva Ayodele. “È il vostro difetto più grande.”

Afro-futurism

Deandrea Pietro
2019-01-01

Abstract

In un romanzo che si distingue per una serie di prospettive sorprendenti, il pesce-predatrice protagonista del “Prologo” entra in scena carico di rabbia: “Hanno portato con loro il fetore della terra asciutta, poi il baccano, hanno fatto trasudare sangue nero al mondo tracciando arcobaleni avvelenati sulla superficie dell’acqua.” Quando arpiona il serpente-oleodotto, però, il greggio riversato viene subito ripulito da un’altra presenza non-umana, enorme, che comunica con le creature marine. La preoccupazione della predatrice diventa così “pura gioia. Che belle le domande che pone. Le dice proprio quello che vuole sentirsi dire.” Laguna, infatti, è un romanzo che combina la riflessione eco-critica sui limiti dell’umano con la classica trama delle storie di fantascienza – l’arrivo degli alieni sulla terra. L’astronave sottomarina sommersa nella laguna di Lagos, Nigeria, si annuncia con un’esplosione sonora, “un suono così ampio che sembrava quasi avere un peso”. La Nigeria (altro spostamento di prospettiva, per il lettore occidentale) fornisce un’ambientazione perfetta per una trama travolgente, perché “Lagos è energia. Non si ferma mai.” I personaggi sono numerosi, e ruotano tutti attorno all’aliena Ayodele, capace di prendere qualsiasi forma a piacimento producendo un suono sconvolgente, “simile a quello di sfere metalliche sul vetro.” Ayodele può trasformarsi perfettamente nella persona che si ritrova davanti, oppure in una persona (anche deceduta) che occupa i pensieri dell’interlocutore, in maniera simile al pianeta Solaris del romanzo di Stanislaw Lem (1961). Ma queste mutazioni repentine e sconvolgenti non implicano alcuna minaccia: “Non vogliamo comandare, colonizzare, conquistare né occupare. Vogliamo semplicemente una casa.” Questa invasione aliena non è da leggersi come parabola del colonialismo: piuttosto, come scrive nella sua “Postfazione” Nicoletta Vallorani (autrice di fantascienza e studiosa di letteratura postcoloniale e fantascientifica), “è una risposta ironica e divertita dell’Africa postcoloniale all’ossessione imperialista di possesso.” Inevitabilmente, però, la presenza di Ayodele diventa un detonatore che scatena le paure e le ingiustizie sociali della Nigeria contemporanea, uno dei paesi con il più alto tasso di crimine al mondo dove le immense ricchezze dovute proprio al petrolio estratto dal mare non sono mai state re-distribuite. Il sacerdote neo-evangelico, onnipresente veicolo di pregiudizi nell’Africa di oggi, vede in Ayodele la strega da convertire: “Sono stato scelto per portare la luce a questa creatura e a tutti quelli della sua specie!”; ladri e borseggiatori tentano di approfittare del marasma attorno a lei; un gruppo LGBT cerca di ottenere visibilità; e lo strapotere dei militari cerca di sottometterla con la violenza. Grazie alla sua capacità di far mutare il prossimo, e alla facilità con cui si inserisce nelle tecnologie di comunicazione di oggi, Ayodele riesce a risolvere alcune situazioni potenzialmente tragiche, pur presa dal disgusto: “Odio gli umani. (…) Non voglio più avere niente a che fare con voi, (…) con nessuno di voi.” Lagos viene travolta da un’isteria collettiva popolata anche da figure ancestrali delle religioni dell’Africa occidentale, come il narratore-ragno che alla fine, dopo aver raccontato la metamorfosi sociale operata dagli alieni, decide di mutare a sua volta per difendere il cambiamento, aprendo a un possibile seguito della vicenda: “Per la prima volta dalla nascita di Lagos, la mia gloriosa città, smetterò di raccontare. Abbandonerò la mia tela. Diventerò parte della storia. Mi unirò al mio popolo. E noi ragni, si sa, giochiamo sporco.” L’afro-futurism è una corrente filosofico-artistica che re-immagina l’avvenire della diaspora africana attraverso una combinazione di scienza e tecnologia accostate a cosmologie non-occidentali, e che nella sua accezione più ampia include anche il supereroe Black Panther; di Okorafor, l’editore Gargoyle ha già pubblicato Chi teme la morte (2015). Grazie anche alla scorrevolezza di una traduzione mai macchinosa, Laguna sarà ricordato come esempio particolarmente ben riuscito di questo genere. L’ibridazione di culture, non a caso, pervade tutta la trama: “Gli esseri umani fanno molta fatica a relazionarsi con quello che non somiglia loro,” osserva Ayodele. “È il vostro difetto più grande.”
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Afro-futurismo, letterature postcoloniali, letteratura nigeriana, fantascienza
Deandrea Pietro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1710724
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