In seguito al fallimento del primo moto insurrezionale piemontese, tra l’aprile del 1821 e il maggio del 1825, Santorre di Santa Rosa (1783-1825), condannato a morte in contumacia, è costretto ad abbandonare il Regno di Sardegna e a vivere un lungo esilio tra Svizzera, Francia, Inghilterra e Grecia. I Ricordi e le Lettere, insieme ai preziosi documenti inediti conservati nell’archivio della famiglia Santa Rosa a Savigliano (CN), permettono di ricostruire le tappe dell’allontanamento del patriota e scrittore subalpino dalla patria, seguendolo nei suoi vari spostamenti: dall’isolamento nelle valli svizzere, alla vita misera, condotta sotto falso nome, nella capitale francese, fino al confino in Inghilterra, dove Santa Rosa entra in stretti rapporti con la comunità dei fuoriusciti italiani a Londra. Le carte autobiografiche tracciano un quadro dettagliato dell’esperienza del Santorre esule, il quale, pur patendo la distanza dalla patria e dalla famiglia, riesce a «consolarsi» attraverso la letteratura. È proprio in esilio, infatti, che Santa Rosa si lega ai più noti intellettuali dell’epoca – tra gli altri, Victor Cousin, Ugo Foscolo, Giovanni Berchet e Giovita Scalvini – e torna a dedicarsi con rinnovato entusiasmo agli studi e alla scrittura: il romanzo incompiuto Lettere siciliane del XIII secolo, gli abbozzi di commedie, tragedie e saggi costituiscono il tentativo di Santa Rosa di giovare alla causa italiana attraverso l’impegno letterario, nel solco del motto alfieriano a lui caro «a difetto di ferro la mia penna ti servirà».
«Proverò a consolare il mio esilio scrivendo»: pensieri e pagine santarosiane dal 1821 al 1824
Chiara Tavella
2020-01-01
Abstract
In seguito al fallimento del primo moto insurrezionale piemontese, tra l’aprile del 1821 e il maggio del 1825, Santorre di Santa Rosa (1783-1825), condannato a morte in contumacia, è costretto ad abbandonare il Regno di Sardegna e a vivere un lungo esilio tra Svizzera, Francia, Inghilterra e Grecia. I Ricordi e le Lettere, insieme ai preziosi documenti inediti conservati nell’archivio della famiglia Santa Rosa a Savigliano (CN), permettono di ricostruire le tappe dell’allontanamento del patriota e scrittore subalpino dalla patria, seguendolo nei suoi vari spostamenti: dall’isolamento nelle valli svizzere, alla vita misera, condotta sotto falso nome, nella capitale francese, fino al confino in Inghilterra, dove Santa Rosa entra in stretti rapporti con la comunità dei fuoriusciti italiani a Londra. Le carte autobiografiche tracciano un quadro dettagliato dell’esperienza del Santorre esule, il quale, pur patendo la distanza dalla patria e dalla famiglia, riesce a «consolarsi» attraverso la letteratura. È proprio in esilio, infatti, che Santa Rosa si lega ai più noti intellettuali dell’epoca – tra gli altri, Victor Cousin, Ugo Foscolo, Giovanni Berchet e Giovita Scalvini – e torna a dedicarsi con rinnovato entusiasmo agli studi e alla scrittura: il romanzo incompiuto Lettere siciliane del XIII secolo, gli abbozzi di commedie, tragedie e saggi costituiscono il tentativo di Santa Rosa di giovare alla causa italiana attraverso l’impegno letterario, nel solco del motto alfieriano a lui caro «a difetto di ferro la mia penna ti servirà».File | Dimensione | Formato | |
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