Rispetto al tema della parità scolastica, nell’ordinamento italiano sono in genere sottese due distinte, ma interdipendenti questioni: la prima, relativa all’attuazione del diritto all’istruzione e all’eguaglianza degli individui rispetto alle c.d. provvidenze scolastiche, in relazione alla frequenza di scuole sia statali che non statali; la seconda, riguardante lo spazio e il ruolo attribuito alla scuola paritaria nel sistema nazionale dell’istruzione. Mentre, in relazione alla prima problematica, pare si sia oramai giunti a una risoluzione pressoché definitiva, rispetto alla seconda, nonostante l’approvazione della Legge n. 62 del 10 marzo del 2000, recante Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione, il sistema educativo e di istruzione italiano sembra ancora profondamente «ingessato», quasi in un dibattito meramente ideologico. Tale legge, seppure a lungo attesa, risulta infatti sostanzialmente inattuata, in molta parte a causa dell’inciso «senza oneri per lo Stato» di cui all’art. 33 Cost. e, in particolare, della immutata interpretazione che viene data alla disposizione. Sin dalla Parte prima della Costituzione il Legislatore costituente ha inteso disegnare un sistema scolastico fondato sulla necessaria compresenza della scuola pubblica e di quella privata, secondo un modello pluralistico, contrario sia alla surrogazione del pubblico con il privato, che alla compressione della libertà dei privati di istituire scuole. Lo scritto è inteso a mettere in evidenza come la clausola «senza oneri per lo Stato», qualora intesa come divieto assoluto, risulti eccentrica e asimmetrica rispetto al complessivo quadro costituzionale e come la sua interpretazione in senso restrittivo abbia impedito per lungo tempo che una integrazione pubblico-privato potesse effettivamente affermarsi nell’ambito dell’istruzione e ‘scardinare’ quello che, nella sostanza, risulta essere ancora oggi un monopolio pubblico dell’istruzione. Anche mediante una panoramica di altri sistemi europei di istruzione, si vuole affermare come sia venuta in essere una latente contraddizione all’interno del sistema nazionale di istruzione, che ne sta pregiudicando, in particolare, il pluralismo e la democraticità.
La scuola paritaria nel sistema nazionale di istruzione
C. Bertolino
2019-01-01
Abstract
Rispetto al tema della parità scolastica, nell’ordinamento italiano sono in genere sottese due distinte, ma interdipendenti questioni: la prima, relativa all’attuazione del diritto all’istruzione e all’eguaglianza degli individui rispetto alle c.d. provvidenze scolastiche, in relazione alla frequenza di scuole sia statali che non statali; la seconda, riguardante lo spazio e il ruolo attribuito alla scuola paritaria nel sistema nazionale dell’istruzione. Mentre, in relazione alla prima problematica, pare si sia oramai giunti a una risoluzione pressoché definitiva, rispetto alla seconda, nonostante l’approvazione della Legge n. 62 del 10 marzo del 2000, recante Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione, il sistema educativo e di istruzione italiano sembra ancora profondamente «ingessato», quasi in un dibattito meramente ideologico. Tale legge, seppure a lungo attesa, risulta infatti sostanzialmente inattuata, in molta parte a causa dell’inciso «senza oneri per lo Stato» di cui all’art. 33 Cost. e, in particolare, della immutata interpretazione che viene data alla disposizione. Sin dalla Parte prima della Costituzione il Legislatore costituente ha inteso disegnare un sistema scolastico fondato sulla necessaria compresenza della scuola pubblica e di quella privata, secondo un modello pluralistico, contrario sia alla surrogazione del pubblico con il privato, che alla compressione della libertà dei privati di istituire scuole. Lo scritto è inteso a mettere in evidenza come la clausola «senza oneri per lo Stato», qualora intesa come divieto assoluto, risulti eccentrica e asimmetrica rispetto al complessivo quadro costituzionale e come la sua interpretazione in senso restrittivo abbia impedito per lungo tempo che una integrazione pubblico-privato potesse effettivamente affermarsi nell’ambito dell’istruzione e ‘scardinare’ quello che, nella sostanza, risulta essere ancora oggi un monopolio pubblico dell’istruzione. Anche mediante una panoramica di altri sistemi europei di istruzione, si vuole affermare come sia venuta in essere una latente contraddizione all’interno del sistema nazionale di istruzione, che ne sta pregiudicando, in particolare, il pluralismo e la democraticità.File | Dimensione | Formato | |
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