Il contributo intende riflettere sull’impatto che la vicenda della cessione alla Francia delle carte relative a Nizza e Savoia ebbe sull’Archivio di Stato di Torino e su quanti vi operarono. Analizzando sul lungo periodo le reazioni dello stato maggiore dell’Istituto torinese dinanzi alla questione, aperta nel 1860 e conclusa solo nel secondo dopoguerra, è possibile cogliere continuità e fratture, tradizione e contaminazioni nella vita dell’Istit, to torinese. Dinanzi alle rivendicazioni francesi, alla cauta apertura italiana del 1866, fortemente influenzata dal più generale contesto politico e ancora dalla pragmatica tradizione archivistica sabauda della Restaurazione, seguono gli intransigenti dinieghi del 1907 e del 1921, che si giovarono anche della cornice teorico-normativa dello Stato unitario, improntata ai principi del rispetto dei fondi e della provenienza archivistica. Infine, nel 1947, la resistenza degli archivisti italiani fu resa vana al cospetto della ragion di Stato, sull’altare della quale furono sacrificati documenti non più percepiti come fondanti dell’identità nazionale.
«Uno de’ miei predecessori». Gli archivisti torinesi e la cessione delle carte di Nizza e Savoia
Leonardo Mineo
2019-01-01
Abstract
Il contributo intende riflettere sull’impatto che la vicenda della cessione alla Francia delle carte relative a Nizza e Savoia ebbe sull’Archivio di Stato di Torino e su quanti vi operarono. Analizzando sul lungo periodo le reazioni dello stato maggiore dell’Istituto torinese dinanzi alla questione, aperta nel 1860 e conclusa solo nel secondo dopoguerra, è possibile cogliere continuità e fratture, tradizione e contaminazioni nella vita dell’Istit, to torinese. Dinanzi alle rivendicazioni francesi, alla cauta apertura italiana del 1866, fortemente influenzata dal più generale contesto politico e ancora dalla pragmatica tradizione archivistica sabauda della Restaurazione, seguono gli intransigenti dinieghi del 1907 e del 1921, che si giovarono anche della cornice teorico-normativa dello Stato unitario, improntata ai principi del rispetto dei fondi e della provenienza archivistica. Infine, nel 1947, la resistenza degli archivisti italiani fu resa vana al cospetto della ragion di Stato, sull’altare della quale furono sacrificati documenti non più percepiti come fondanti dell’identità nazionale.File | Dimensione | Formato | |
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