Partendo dalle mie ricerche sul campo tra i disoccupati torinesi, in questo saggio intendo riflettere criticamente sul concetto di “sofferenza sociale” in riferimento all’esperienza della perdita del lavoro nell’epoca della governamentalità neoliberista. Nella prima parte dell’articolo vengono discusse le potenzialità critiche ed emancipative del concetto – sulla linea dei lavori di Bourdieu, Farmer, Dardot e Laval e Fischer – così come i suoi limiti, evidenziati da studiosi come Ehrenberg, Fassin e Molé. Il caso etnografico presentato nella parte centrale del saggio, dedicato alla presentazione di un servizio di ascolto psicologico per i disoccupati, dimostra quanto i dubbi rispetto al concetto di sofferenza sociale siano fondati: l’idea che la perdita del lavoro generi depressione e malessere psichico finisce per tradursi infatti in una medicalizzazione individualizzante del problema. Nato per denunciare i mali del presente capitalista, il concetto di sofferenza sociale, focalizzandosi sui sintomi più che sulle cause, rischia di favorire quelle letture neo-liberiste della disoccupazione che convertono un problema sociale in una difficoltà personale, depoliticizzandolo.

"Clinica del non-soggetto. Disoccupazione, sofferenza sociale e neo-liberismo morale a Torino"

Carlo Capello
2019-01-01

Abstract

Partendo dalle mie ricerche sul campo tra i disoccupati torinesi, in questo saggio intendo riflettere criticamente sul concetto di “sofferenza sociale” in riferimento all’esperienza della perdita del lavoro nell’epoca della governamentalità neoliberista. Nella prima parte dell’articolo vengono discusse le potenzialità critiche ed emancipative del concetto – sulla linea dei lavori di Bourdieu, Farmer, Dardot e Laval e Fischer – così come i suoi limiti, evidenziati da studiosi come Ehrenberg, Fassin e Molé. Il caso etnografico presentato nella parte centrale del saggio, dedicato alla presentazione di un servizio di ascolto psicologico per i disoccupati, dimostra quanto i dubbi rispetto al concetto di sofferenza sociale siano fondati: l’idea che la perdita del lavoro generi depressione e malessere psichico finisce per tradursi infatti in una medicalizzazione individualizzante del problema. Nato per denunciare i mali del presente capitalista, il concetto di sofferenza sociale, focalizzandosi sui sintomi più che sulle cause, rischia di favorire quelle letture neo-liberiste della disoccupazione che convertono un problema sociale in una difficoltà personale, depoliticizzandolo.
2019
48
30
70
http://www.rivistailluminazioni.it/
Disoccupazione, sofferenza sociale, antropologia culturale
Carlo Capello
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Capello-CLINICA-DEL-NON-SOGGETTO.-DISOCCUPAZIONE-SOFFERENZA-SOCIALE-E-NEO-LIBERISMO-MORALE-A-TORINO.pdf

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