Il tema del paesaggio sta riscuotendo a livello nazionale ed internazionale una crescente importanza ed attenzione. Ne è una chiara testimonianza la recente Convenzione europea del paesaggio1, nella quale è chiaramente sottolineato come «il paesaggio cooperi all’elaborazione delle culture locali e rappresenti una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea». La stessa legislazione nazionale, nel Codice dei beni culturali e del paesaggio2, afferma che «il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici», riconoscendo tra i beni culturali le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e tra i beni paesaggistici gli immobili e le aree, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. La conservazione del patrimonio storico artistico rappresenta una priorità per ogni società che abbia a cuore le proprie radici e che voglia trarre da esse i riferimenti culturali per il proprio progresso civile. In questa prospettiva si è fortunatamente affermato nel tempo il principio per cui non si conservano e tutelano i monumenti, se contemporaneamente e contestualmente non si proteggono e valorizzano i paesaggi all’interno dei quali i monumenti stessi si collocano e di cui sono evidenti espressioni storiche. La conoscenza di un monumento o di un oggetto d’arte non può quindi essere disgiunta dalla comprensione dei caratteri storici del territorio di cui essi sono parte integrante e, analogamente, ogni territorio non può essere apprezzato per le peculiari valenze paesaggistiche, se non in virtù delle stratificazioni storico-culturali accumulatesi nel tempo. Il paesaggio, purtroppo anche nella realtà piemontese, è stato esposto, a partire dalla seconda metà del secolo scorso sino ai giorni nostri, a trasformazioni e forti pressioni omologatrici, a fenomeni di disordine edilizio e di commistione caotica tra edificato e coltivato, offuscando specificità ed eccellenze, tanto da rendere irriconoscibili molti paesaggi storici, costruitisi nel corso di molti secoli. Per tali ragioni appare ineludibile la necessità di una edificazione quanto più possibile discreta, evitando stili, tipologie e volumi del tutto dissonanti rispetto al contesto locale e mettendo in atto idonei programmi di riqualificazione paesaggistica per mitigare gli elementi dissonanti. Occorre, in altri termini, che il paesaggio diventi l’elemento essenziale di un’economia fortemente legata al territorio, avendo anche il coraggio per le realtà più compromesse di demolire e per le altre di procedere con un’attenta opera di mitigazione.

Obiettivi di qualità paesaggistica nelle aree UNESCO:soluzioni progettuali innovative.

M. Devecchi
2015-01-01

Abstract

Il tema del paesaggio sta riscuotendo a livello nazionale ed internazionale una crescente importanza ed attenzione. Ne è una chiara testimonianza la recente Convenzione europea del paesaggio1, nella quale è chiaramente sottolineato come «il paesaggio cooperi all’elaborazione delle culture locali e rappresenti una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell’identità europea». La stessa legislazione nazionale, nel Codice dei beni culturali e del paesaggio2, afferma che «il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici», riconoscendo tra i beni culturali le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e tra i beni paesaggistici gli immobili e le aree, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. La conservazione del patrimonio storico artistico rappresenta una priorità per ogni società che abbia a cuore le proprie radici e che voglia trarre da esse i riferimenti culturali per il proprio progresso civile. In questa prospettiva si è fortunatamente affermato nel tempo il principio per cui non si conservano e tutelano i monumenti, se contemporaneamente e contestualmente non si proteggono e valorizzano i paesaggi all’interno dei quali i monumenti stessi si collocano e di cui sono evidenti espressioni storiche. La conoscenza di un monumento o di un oggetto d’arte non può quindi essere disgiunta dalla comprensione dei caratteri storici del territorio di cui essi sono parte integrante e, analogamente, ogni territorio non può essere apprezzato per le peculiari valenze paesaggistiche, se non in virtù delle stratificazioni storico-culturali accumulatesi nel tempo. Il paesaggio, purtroppo anche nella realtà piemontese, è stato esposto, a partire dalla seconda metà del secolo scorso sino ai giorni nostri, a trasformazioni e forti pressioni omologatrici, a fenomeni di disordine edilizio e di commistione caotica tra edificato e coltivato, offuscando specificità ed eccellenze, tanto da rendere irriconoscibili molti paesaggi storici, costruitisi nel corso di molti secoli. Per tali ragioni appare ineludibile la necessità di una edificazione quanto più possibile discreta, evitando stili, tipologie e volumi del tutto dissonanti rispetto al contesto locale e mettendo in atto idonei programmi di riqualificazione paesaggistica per mitigare gli elementi dissonanti. Occorre, in altri termini, che il paesaggio diventi l’elemento essenziale di un’economia fortemente legata al territorio, avendo anche il coraggio per le realtà più compromesse di demolire e per le altre di procedere con un’attenta opera di mitigazione.
2015
LXIX
1-2
71
81
http://art.siat.torino.it/wp-content/uploads/2016/10/ART-2015-LXIX-1-2-a-148-LRM.pdf
Paesaggio, UNESCO, conservazione, tutela, valorizzazione
M. Devecchi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1739657
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