L'analisi della risposta dell'ordinamento giuridico italiano alla violenza assistita evidenzia la perdurante difficoltà di contrastare in modo adeguato il fenomeno. Esiste un problema anzitutto culturale e sociale che riguarda da un lato l’individuazione stessa del fenomeno come forma di maltrattamento, dall’altro la consapevolezza della gravità del pregiudizio che ne deriva ai minori coinvolti. Un altro fattore di complessità del fenomeno è poi che la violenza domestica compromette le funzioni genitoriali del maltrattato, con la conseguenza che al pregiudizio derivante dall’esposizione alla violenza si aggiungono i danni dell’inadeguato esercizio della funzione genitoriale. Infine, dal punto di vista ordinamentale, va rilevato come la protezione dei minori vittime di violenza assistita intersechi le competenze di una pluralità di autorità pubbliche, amministrative e giudiziarie, civili e penali, i cui interventi non sempre riescono a coordinarsi in modo efficiente. Che fare dunque, in concreto? Da più parti si sottolinea anzitutto l’opportunità di una competenza specifica (anche trans-disciplinare) e di aggiornamento professionale dei professionisti dell’aiuto, nonché di una sensibilizzazione generalizzata della popolazione. Di tutta evidenza è, inoltre, la necessità che gli interventi dei diversi soggetti ed enti siano integrati tra loro, così da evitare ritardi, sovrapposizioni, errori dovuti a una valutazione parziaria e monodisciplinare dei fatti.
La "violenza assistita intrafamiliare": un'introduzione
J. LONG
2020-01-01
Abstract
L'analisi della risposta dell'ordinamento giuridico italiano alla violenza assistita evidenzia la perdurante difficoltà di contrastare in modo adeguato il fenomeno. Esiste un problema anzitutto culturale e sociale che riguarda da un lato l’individuazione stessa del fenomeno come forma di maltrattamento, dall’altro la consapevolezza della gravità del pregiudizio che ne deriva ai minori coinvolti. Un altro fattore di complessità del fenomeno è poi che la violenza domestica compromette le funzioni genitoriali del maltrattato, con la conseguenza che al pregiudizio derivante dall’esposizione alla violenza si aggiungono i danni dell’inadeguato esercizio della funzione genitoriale. Infine, dal punto di vista ordinamentale, va rilevato come la protezione dei minori vittime di violenza assistita intersechi le competenze di una pluralità di autorità pubbliche, amministrative e giudiziarie, civili e penali, i cui interventi non sempre riescono a coordinarsi in modo efficiente. Che fare dunque, in concreto? Da più parti si sottolinea anzitutto l’opportunità di una competenza specifica (anche trans-disciplinare) e di aggiornamento professionale dei professionisti dell’aiuto, nonché di una sensibilizzazione generalizzata della popolazione. Di tutta evidenza è, inoltre, la necessità che gli interventi dei diversi soggetti ed enti siano integrati tra loro, così da evitare ritardi, sovrapposizioni, errori dovuti a una valutazione parziaria e monodisciplinare dei fatti.File | Dimensione | Formato | |
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