«Uccidiamo il chiaro di luna!», esclamava Marinetti nel Manifesto del Futurismo de 1909. Culto della modernità e fervore tecnologico sono condensati nei proclami di questo e altri manifesti di cui egli fu autore e promotore. Una rilettura dell’opera del “Marinetti francese”, quello degli esordi letterari, in special modo nel teatro, propongono una gamma di paesaggi rivoluzionati e trasfigurati dal gusto e dal linguaggio futurista o anche pre-futurista. In drammi come Poupées électriques tutto un immaginario legato al paesaggio notturno in una cornice naturale, lontana dalle istanze del moderno rappresentate dalla metropoli, viene rovesciato. Colori, sfumature, elementi e suoni di cielo, mare, terra e forze della natura acquisiscono fisionomie inattese e sconvolgenti, in particolare se innestate in trame che, all’apparenza, sembrerebbero obbedire agli stilemi del dramma borghese. L’effetto-sorpresa è duplice. Da un lato, una tradizione teatrale e un insieme di consuetudini sceniche vengono spezzate dall’interno, sin dalle didascalie che rimandano alle indicazioni per l’allestimento, con un prorompere della materia, dell’elemento meccanico, della tecnologia; dall’altro, l’immaginario della macchina stesso viene rovesciato, facendone emergere già al dirompere del Futurismo gli aspetti e i limiti più inquietanti, alienanti, disumani.
Notturni elettrici e metallici nel teatro del primo Marinetti: riletture della geografia e della poesia della notte da Poupées électriques a Elettricità
Cristina Trinchero
2020-01-01
Abstract
«Uccidiamo il chiaro di luna!», esclamava Marinetti nel Manifesto del Futurismo de 1909. Culto della modernità e fervore tecnologico sono condensati nei proclami di questo e altri manifesti di cui egli fu autore e promotore. Una rilettura dell’opera del “Marinetti francese”, quello degli esordi letterari, in special modo nel teatro, propongono una gamma di paesaggi rivoluzionati e trasfigurati dal gusto e dal linguaggio futurista o anche pre-futurista. In drammi come Poupées électriques tutto un immaginario legato al paesaggio notturno in una cornice naturale, lontana dalle istanze del moderno rappresentate dalla metropoli, viene rovesciato. Colori, sfumature, elementi e suoni di cielo, mare, terra e forze della natura acquisiscono fisionomie inattese e sconvolgenti, in particolare se innestate in trame che, all’apparenza, sembrerebbero obbedire agli stilemi del dramma borghese. L’effetto-sorpresa è duplice. Da un lato, una tradizione teatrale e un insieme di consuetudini sceniche vengono spezzate dall’interno, sin dalle didascalie che rimandano alle indicazioni per l’allestimento, con un prorompere della materia, dell’elemento meccanico, della tecnologia; dall’altro, l’immaginario della macchina stesso viene rovesciato, facendone emergere già al dirompere del Futurismo gli aspetti e i limiti più inquietanti, alienanti, disumani.File | Dimensione | Formato | |
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