Nella legislatura 1989-1994 del Parlamento europeo (PE) l’attenzione si focalizzò sulle due Conferenze intergovernative (CIG) sull’Unione economica e monetaria (UEM) e sull’Unione politica, che porteranno alla firma il 7 febbraio 1992 del Trattato di Maastricht Il PE tra la primavera del 1989 e l’autunno del 1990 approvò numerose risoluzioni sulle questioni economico-monetarie e, il 14 giugno 1990, chiese la convocazione della CIG sull’Unione europea, con il coinvolgimento dello stesso PE nel processo di riforma, sottolineando l’urgenza di dare vita a una struttura di tipo federale. Dopo la convocazione delle CIG, nel 1991, si ebbe la presentazione dei progetti lussemburghese e olandese, Paesi che detenevano la presidenza di turno, rispettivamente nel primo e nel secondo semestre di quell’anno. Il progetto olandese, tuttavia, ebbe vita breve. Lo stesso PE si espresse in modo poco favorevole con una risoluzione approvata nel mese di ottobre. Sebbene anche il progetto lussemburghese avesse sollevato numerose critiche da parte di diversi settori dell’emiciclo, in particolare per l’architettura dei tre pilastri (quello comunitario e i due intergovernativi nella PESC, Politica estera e di sicurezza comune, e nella Giustizia e affari interni), alla fine il negoziato si basò proprio sul testo proposto dal Lussemburgo, seppur rivisto. A seguito della firma del Trattato di Maastricht, il PE, il 7 aprile 1992, espresse parere favorevole, ma anche la volontà di proseguire il percorso delle riforme, con la relazione a firma del deputato laburista britannico David Martin e del belga Fernand Herman, del gruppo popolare. In questa relazione venivano richiamati elementi essenziali sostenuti dal PE in vari documenti approvati negli anni precedenti, tra cui, in particolare, la richiesta del potere di iniziativa legislativa, la co-decisione con il Consiglio, il diritto di ratificare tutte le riforme in campo istituzionale, nonché di eleggere il presidente della Commissione. La risoluzione chiedeva, inoltre, una moneta unica, una banca centrale e una politica estera comune. Rispetto a tali obiettivi, il Trattato di Maastricht presentava luci e ombre, queste ultime, soprattutto nell’ambito del sistema istituzionale, per cui il PE invitava a ratificare il trattato, ma anche a impegnare i governi nazionali a preparare la successiva CIG, la cui convocazione era già prevista per il 1996.
Il dibattito tra i gruppi politici al Parlamento europeo in merito alle Conferenze intergovernative sull’unione economica monetaria e sull’unione politica e il Trattato di Maastricht
Paolo Caraffini
2020-01-01
Abstract
Nella legislatura 1989-1994 del Parlamento europeo (PE) l’attenzione si focalizzò sulle due Conferenze intergovernative (CIG) sull’Unione economica e monetaria (UEM) e sull’Unione politica, che porteranno alla firma il 7 febbraio 1992 del Trattato di Maastricht Il PE tra la primavera del 1989 e l’autunno del 1990 approvò numerose risoluzioni sulle questioni economico-monetarie e, il 14 giugno 1990, chiese la convocazione della CIG sull’Unione europea, con il coinvolgimento dello stesso PE nel processo di riforma, sottolineando l’urgenza di dare vita a una struttura di tipo federale. Dopo la convocazione delle CIG, nel 1991, si ebbe la presentazione dei progetti lussemburghese e olandese, Paesi che detenevano la presidenza di turno, rispettivamente nel primo e nel secondo semestre di quell’anno. Il progetto olandese, tuttavia, ebbe vita breve. Lo stesso PE si espresse in modo poco favorevole con una risoluzione approvata nel mese di ottobre. Sebbene anche il progetto lussemburghese avesse sollevato numerose critiche da parte di diversi settori dell’emiciclo, in particolare per l’architettura dei tre pilastri (quello comunitario e i due intergovernativi nella PESC, Politica estera e di sicurezza comune, e nella Giustizia e affari interni), alla fine il negoziato si basò proprio sul testo proposto dal Lussemburgo, seppur rivisto. A seguito della firma del Trattato di Maastricht, il PE, il 7 aprile 1992, espresse parere favorevole, ma anche la volontà di proseguire il percorso delle riforme, con la relazione a firma del deputato laburista britannico David Martin e del belga Fernand Herman, del gruppo popolare. In questa relazione venivano richiamati elementi essenziali sostenuti dal PE in vari documenti approvati negli anni precedenti, tra cui, in particolare, la richiesta del potere di iniziativa legislativa, la co-decisione con il Consiglio, il diritto di ratificare tutte le riforme in campo istituzionale, nonché di eleggere il presidente della Commissione. La risoluzione chiedeva, inoltre, una moneta unica, una banca centrale e una politica estera comune. Rispetto a tali obiettivi, il Trattato di Maastricht presentava luci e ombre, queste ultime, soprattutto nell’ambito del sistema istituzionale, per cui il PE invitava a ratificare il trattato, ma anche a impegnare i governi nazionali a preparare la successiva CIG, la cui convocazione era già prevista per il 1996.File | Dimensione | Formato | |
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