Negli anni '30, George Simenon attraversa il mondo intero armato di taccuino e di macchina fotografica. L'obiettivo è quello di scrivere dei reportage sui paesi lontani, ma il risultato sarà ben più ricco: reportage, certo, ma anche decine di romanzi di ambientazione tropicale e, valorizzate molto più tardi, decine di fotografie. Ma com'è il Simenon viaggiatore, fotografo, antropologo e, se vogliamo, sociologo? È il Simenon di sempre, l'uomo dalla personalità sfaccettata, il suo pensiero è proteiforme e le molteplici identità che egli stesso contribuisce a creare non consentono di etichettarlo in un modo o in un altro. Nei reportage e nei romanzi degli anni ’30, dopo che Simenon ha preso un contatto diretto con la maggior parte dei Paesi dell’impero francese e di quello britannico, si colgono ancora molti degli stereotipi razzisti e imperialisti presenti nei suoi primi romanzi, ma quarantacinque anni dopo, nel 1977, in À l’abrit de notre arbre, Simenon parlerà dei suoi viaggi e dei suoi reportage come di atti di denuncia contro un sistema coloniale che egli rinnega: verità o ennesima metamorfosi?
Simenon viaggiatore e fotografo: i tristi tropici dello scrittore
Alessandro Perissinotto
2020-01-01
Abstract
Negli anni '30, George Simenon attraversa il mondo intero armato di taccuino e di macchina fotografica. L'obiettivo è quello di scrivere dei reportage sui paesi lontani, ma il risultato sarà ben più ricco: reportage, certo, ma anche decine di romanzi di ambientazione tropicale e, valorizzate molto più tardi, decine di fotografie. Ma com'è il Simenon viaggiatore, fotografo, antropologo e, se vogliamo, sociologo? È il Simenon di sempre, l'uomo dalla personalità sfaccettata, il suo pensiero è proteiforme e le molteplici identità che egli stesso contribuisce a creare non consentono di etichettarlo in un modo o in un altro. Nei reportage e nei romanzi degli anni ’30, dopo che Simenon ha preso un contatto diretto con la maggior parte dei Paesi dell’impero francese e di quello britannico, si colgono ancora molti degli stereotipi razzisti e imperialisti presenti nei suoi primi romanzi, ma quarantacinque anni dopo, nel 1977, in À l’abrit de notre arbre, Simenon parlerà dei suoi viaggi e dei suoi reportage come di atti di denuncia contro un sistema coloniale che egli rinnega: verità o ennesima metamorfosi?File | Dimensione | Formato | |
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