Il Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) e la malattia ad esso associata (COVID-19) hanno causato un’emergenza sanitaria, a livello mondiale, che richiede un intervento integrato e multidisciplinare da parte delle comunità medico-scientifiche internazionali, a supporto dei governi nazionali coinvolti. In Italia, per affrontare tale emergenza, sono state adottate misure di sanità pubblica a livello nazionale per contenere la trasmissione della malattia che hanno coinvolto anche i Medici Competenti. Il percorso normativo ha avuto una rapida evoluzione, in relazione all’andamento dei contagi e delle progressive evidenze scientifiche: la più recente Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e del Ministero della Salute prevede la cessazione del concetto di “sorveglianza sanitaria eccezionale”, la gestione e tutela dei soggetti fragili mediante l’attivazione della visita su richiesta del lavoratore ed esclude l’elevata età anagrafica, in assenza di comorbidità, come condizione specifica di rischio di evoluzione in quadro grave dell’infezione da SARS-CoV-2. Per quanto concerne la tipologia di rischio, anche ai fini assicurativi, il COVID-19 rappresenta, solitamente, un rischio biologico generico, per il quale occorre adottare misure uguali per tutta la popolazione. Nella Circolare Inail n. 13 del 3 aprile 2020 si segnala, però, che per quelle categorie professionali che svolgono mansioni in costante contatto con il pubblico e con l’utenza, l’infezione da SARS-CoV-2 può rappresentare un rischio generico aggravato, così come, per gli operatori sanitari, può essere considerato un rischio specifico. Sulla base di tale interpretazione, nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 31 luglio 2020 sono stati denunciati all’INAIL 51.363 casi di contagio da SARS-CoV-2 come infortunio, a fronte di un sensibile decremento delle denunce di infortunio e malattia professionale complessivi, correlabili agli effetti della sospensione delle attività lavorative considerate non essenziali e dell’incremento dell’attività di smart working.
COVID-19 and work environment: legislative developments about the role of the occupational physician in the emergency management and in the SARS-CoV-2-related work accidents notification
Garzaro G.
First
;Declementi M.;Frammartino R.;Godono A.;Mansour I.;De Piano M. L.;Ciocan C.;Bergamaschi E.Last
2020-01-01
Abstract
Il Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) e la malattia ad esso associata (COVID-19) hanno causato un’emergenza sanitaria, a livello mondiale, che richiede un intervento integrato e multidisciplinare da parte delle comunità medico-scientifiche internazionali, a supporto dei governi nazionali coinvolti. In Italia, per affrontare tale emergenza, sono state adottate misure di sanità pubblica a livello nazionale per contenere la trasmissione della malattia che hanno coinvolto anche i Medici Competenti. Il percorso normativo ha avuto una rapida evoluzione, in relazione all’andamento dei contagi e delle progressive evidenze scientifiche: la più recente Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e del Ministero della Salute prevede la cessazione del concetto di “sorveglianza sanitaria eccezionale”, la gestione e tutela dei soggetti fragili mediante l’attivazione della visita su richiesta del lavoratore ed esclude l’elevata età anagrafica, in assenza di comorbidità, come condizione specifica di rischio di evoluzione in quadro grave dell’infezione da SARS-CoV-2. Per quanto concerne la tipologia di rischio, anche ai fini assicurativi, il COVID-19 rappresenta, solitamente, un rischio biologico generico, per il quale occorre adottare misure uguali per tutta la popolazione. Nella Circolare Inail n. 13 del 3 aprile 2020 si segnala, però, che per quelle categorie professionali che svolgono mansioni in costante contatto con il pubblico e con l’utenza, l’infezione da SARS-CoV-2 può rappresentare un rischio generico aggravato, così come, per gli operatori sanitari, può essere considerato un rischio specifico. Sulla base di tale interpretazione, nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 31 luglio 2020 sono stati denunciati all’INAIL 51.363 casi di contagio da SARS-CoV-2 come infortunio, a fronte di un sensibile decremento delle denunce di infortunio e malattia professionale complessivi, correlabili agli effetti della sospensione delle attività lavorative considerate non essenziali e dell’incremento dell’attività di smart working.File | Dimensione | Formato | |
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