L’immersione quotidiana nei media ha gradualmente modificato il nostro comportamento, la nostra esperienza e i nostri modi di co- municare e di interagire con gli altri. Oggigiorno siamo abitanti di più luoghi, alcuni fisici e altri materialmente virtuali, ossia di am- bienti che, pur essendo risultato del digitale, hanno una certa ma- terialità e assumono una sorta di autenticità. Si tratta di spazi ibridi che contribuiscono a ibridare farmacologicamente la nostra esisten- za, tanto da farci vivere esperienze o tangenti alla realtà o total- mente inserite nel virtuale, riconoscendo però in esso una evidente materialità. Questi contesti sono teatro di vite online, cioè di forme esistenziali che sembrano testimoniare anche una sorta di rapporto bidirezionale con gli spazi medesimi; una dialettica che mira, anche inconsapevolmente, a plasmare e a confermare la partecipazione e il riconoscimento a istanze identitarie e, al contempo, a consentire l’azione, a trasformare cioè una tradizionale traccia rappresentativa in un qualcosa di vivo, di agente e co-agente nell’identificazione e nella costituzione di un’esperienza. L’immagine è oggi elemento imprescindibile di una più complessa pragmatica comunicativa che si serve del virtuale non solo come ambiente, ma piuttosto come manifestazione di una presenza (una vera e propria potenzialità d’essere heideggeriana che si fa materiale) che è in grado, istanta- neamente e con immediatezza, di compiere azioni e di trasformare il materiale iconico in atto. L’immagine è dunque elemento istanta- neo di una comunicazione essenzialmente, quanto paradossalmen- te, orale; è epifania di una voce visibile ed è, al contempo, alleata nel creare esperienze estetiche e pragmatiche di varia natura. Molti casi quotidiani raccontano bene questo essere potenziale che supera ogni limite intrinseco alla natura tradizionale dell’immagine, per divenire, di fatto, un essere derridianamente vivente e dialogante con l’utente, in una co-agentività modificante che interessa entram- bi i soggetti. Parimenti, taluni casi di fake tourism sono evocativi di come l’essere virtuale non solo agisca in maniera rimediativa, ma anzi con una logica di premediazione, affinché l’utente costrut- tore del falso possa godere, davvero, di un’empatica sensazione di esperienza reale. Partendo da una letteratura interdisciplinare che attinge, tra l’altro, ai media studies, all’antropologia dei media, alla pragmatica della comunicazione e taluni aspetti di radice enattivi- sta, l’intervento mira quindi a fornire un’ipotesi interpretativa del virtuale come spazio generatore di realtà e co-originario, tentando anche, in ultima analisi, di evidenziare come l’utente sia solo uno dei molti nodi di un più complesso ecosistema mediale e non un suo vertice: così come affiora un’organizzazione spaziale e culturale (presunta o reale) rizomatica, parimenti si potrebbe evincerla anche della stessa possibilità identitaria dell’uomo tecnologico, come tale virtualmente reale perché realmente virtuale.

Realmente virtuale: l'essere quotidiano tra potenzialità e materialità digitale

Denicolai L.
2020-01-01

Abstract

L’immersione quotidiana nei media ha gradualmente modificato il nostro comportamento, la nostra esperienza e i nostri modi di co- municare e di interagire con gli altri. Oggigiorno siamo abitanti di più luoghi, alcuni fisici e altri materialmente virtuali, ossia di am- bienti che, pur essendo risultato del digitale, hanno una certa ma- terialità e assumono una sorta di autenticità. Si tratta di spazi ibridi che contribuiscono a ibridare farmacologicamente la nostra esisten- za, tanto da farci vivere esperienze o tangenti alla realtà o total- mente inserite nel virtuale, riconoscendo però in esso una evidente materialità. Questi contesti sono teatro di vite online, cioè di forme esistenziali che sembrano testimoniare anche una sorta di rapporto bidirezionale con gli spazi medesimi; una dialettica che mira, anche inconsapevolmente, a plasmare e a confermare la partecipazione e il riconoscimento a istanze identitarie e, al contempo, a consentire l’azione, a trasformare cioè una tradizionale traccia rappresentativa in un qualcosa di vivo, di agente e co-agente nell’identificazione e nella costituzione di un’esperienza. L’immagine è oggi elemento imprescindibile di una più complessa pragmatica comunicativa che si serve del virtuale non solo come ambiente, ma piuttosto come manifestazione di una presenza (una vera e propria potenzialità d’essere heideggeriana che si fa materiale) che è in grado, istanta- neamente e con immediatezza, di compiere azioni e di trasformare il materiale iconico in atto. L’immagine è dunque elemento istanta- neo di una comunicazione essenzialmente, quanto paradossalmen- te, orale; è epifania di una voce visibile ed è, al contempo, alleata nel creare esperienze estetiche e pragmatiche di varia natura. Molti casi quotidiani raccontano bene questo essere potenziale che supera ogni limite intrinseco alla natura tradizionale dell’immagine, per divenire, di fatto, un essere derridianamente vivente e dialogante con l’utente, in una co-agentività modificante che interessa entram- bi i soggetti. Parimenti, taluni casi di fake tourism sono evocativi di come l’essere virtuale non solo agisca in maniera rimediativa, ma anzi con una logica di premediazione, affinché l’utente costrut- tore del falso possa godere, davvero, di un’empatica sensazione di esperienza reale. Partendo da una letteratura interdisciplinare che attinge, tra l’altro, ai media studies, all’antropologia dei media, alla pragmatica della comunicazione e taluni aspetti di radice enattivi- sta, l’intervento mira quindi a fornire un’ipotesi interpretativa del virtuale come spazio generatore di realtà e co-originario, tentando anche, in ultima analisi, di evidenziare come l’utente sia solo uno dei molti nodi di un più complesso ecosistema mediale e non un suo vertice: così come affiora un’organizzazione spaziale e culturale (presunta o reale) rizomatica, parimenti si potrebbe evincerla anche della stessa possibilità identitaria dell’uomo tecnologico, come tale virtualmente reale perché realmente virtuale.
2020
L'altro volto del reale. Il virtuale nella comunicazione e nelle arti contemporanee
Mimesis
Filosofie
704
247
267
9788857573908
mediantropo, archi-ambiente, cinema, post-medialità
Denicolai L.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1764592
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