Il saggio ripercorre le vicende di un'amicizia che si intreccia a una collaborazione professionale nel mondo del giornalismo, snodandosi tra Firenze (dove Jean e Leo si conoscono) e Parigi (dove si ritrovano), tra riviste ambiziose, a tiratura limitata, intrise di entusiasmi giovanili, come «Les Jeunes Auteurs. Revue mensuelle franco-italienne» (1913-1918), cui Leo collabora da adolescente seguendo l'amico più grande, e periodici di diffusione più ampia, come «Notre Temps», nella cui redazione Jean concentra fior di intellettuali, recuperando anche Leo già prima del suo esilio nella capitale francese. Emergono dal sodalizio due personalità diverse (Jean, più maturo, “leader” con doti organizzative e imprenditoriali nella pubblicistica; Leo, più giovane, poeta, letterato, adepto della bella scrittura, fine nel cogliere talenti nella narrativa, nel teatro e nella lirica del suo tempo) eppure complementari, che con procedere e con sensibilità differenti per anni convergono attorno alla necessità di costruire, o forse di riconoscere, un’identità culturale europea, cui l’espressione letteraria sa e deve dar voce. In anni di distruzione e di ricostruzione, come il periodo che accompagna segue la Grande Guerra, e in anni, dopo la parentesi interbellica, di crescenti derive nazionalistiche, entrambi sanno trarre il meglio dalla loro natura (per nascita, formazione, eventi di vita) binazionale franco-italiana che molto deve, in tutti e due, al retroterra familiare che vive e opera tra Francia e Italia. Entrambi sono capaci di grandi aperture culturali che valicano confini geografici e politici, di pregiudizi e di consuetudini, operando, attraverso il canale della stampa, affinché valori civili ed estetici comuni non vadano persi, anzi vengano preservati e recuperati anche per tramite dei libri, della musica, delle arti – in breve, dei linguaggi e delle manifestazioni del Bello. Entrambi, tuttavia, subiscono, più o meno consapevolmente, loro malgrado, il corso della Storia. Trascinati, Jean con maggiore evidenza, con posizioni più nette, Leo in maniera più sfumata, dagli eventi che fanno precipitare la società europea sul declinare degli anni Venti, negli ultimi anni del loro sodalizio, che si conclude nel 1933 con la prematura scomparsa di Ferrero, gli entusiasmi con cui hanno animato le loro attività si affievoliscono e l’“impegno” intellettuale sfuma. Leo intraprende nuovi percorsi partendo per gli Stati Uniti e centellinando le sue collaborazioni a giornali e riviste. Jean rimodella più volte il profilo di «Notre Temps», che si fa sempre meno foglio culturale con sezioni ampie e diversificate, per diventare giornale più snello e prettamente politico, sin dalla pubblicazione, nel 1931, di un manifesto contro le derive del nazionalismo, per l'Europa e per un’intesa franco-tedesca, firmato da 186 intellettuali, fra i quali Ferrero non figura (prudenza doverosa dopo le persecuzioni inflitte per anni al padre, spirito libero e liberale, e in virtù del sangue per metà ebreo che scorre per parte materna, della dinastia Lombroso-Olivetti?). Il pacifismo e l’europeismo vs il nazionalismo che animano Jean per lunghi anni evolvono in posizioni di avvicinamento al mondo germanico, del quale invece mai Ferrero tratta nel suo recensire autori dei paesi più diversi, che sfociano in un collaborazionismo che il padre Julien, orientato invece verso le posizioni della Resistenza, fatica ad accettare.

Jean Luchaire e Leo Ferrero: un sodalizio franco-italiano per un’identità letteraria europea nell’età dei nazionalismi

Cristina Trinchero
2020-01-01

Abstract

Il saggio ripercorre le vicende di un'amicizia che si intreccia a una collaborazione professionale nel mondo del giornalismo, snodandosi tra Firenze (dove Jean e Leo si conoscono) e Parigi (dove si ritrovano), tra riviste ambiziose, a tiratura limitata, intrise di entusiasmi giovanili, come «Les Jeunes Auteurs. Revue mensuelle franco-italienne» (1913-1918), cui Leo collabora da adolescente seguendo l'amico più grande, e periodici di diffusione più ampia, come «Notre Temps», nella cui redazione Jean concentra fior di intellettuali, recuperando anche Leo già prima del suo esilio nella capitale francese. Emergono dal sodalizio due personalità diverse (Jean, più maturo, “leader” con doti organizzative e imprenditoriali nella pubblicistica; Leo, più giovane, poeta, letterato, adepto della bella scrittura, fine nel cogliere talenti nella narrativa, nel teatro e nella lirica del suo tempo) eppure complementari, che con procedere e con sensibilità differenti per anni convergono attorno alla necessità di costruire, o forse di riconoscere, un’identità culturale europea, cui l’espressione letteraria sa e deve dar voce. In anni di distruzione e di ricostruzione, come il periodo che accompagna segue la Grande Guerra, e in anni, dopo la parentesi interbellica, di crescenti derive nazionalistiche, entrambi sanno trarre il meglio dalla loro natura (per nascita, formazione, eventi di vita) binazionale franco-italiana che molto deve, in tutti e due, al retroterra familiare che vive e opera tra Francia e Italia. Entrambi sono capaci di grandi aperture culturali che valicano confini geografici e politici, di pregiudizi e di consuetudini, operando, attraverso il canale della stampa, affinché valori civili ed estetici comuni non vadano persi, anzi vengano preservati e recuperati anche per tramite dei libri, della musica, delle arti – in breve, dei linguaggi e delle manifestazioni del Bello. Entrambi, tuttavia, subiscono, più o meno consapevolmente, loro malgrado, il corso della Storia. Trascinati, Jean con maggiore evidenza, con posizioni più nette, Leo in maniera più sfumata, dagli eventi che fanno precipitare la società europea sul declinare degli anni Venti, negli ultimi anni del loro sodalizio, che si conclude nel 1933 con la prematura scomparsa di Ferrero, gli entusiasmi con cui hanno animato le loro attività si affievoliscono e l’“impegno” intellettuale sfuma. Leo intraprende nuovi percorsi partendo per gli Stati Uniti e centellinando le sue collaborazioni a giornali e riviste. Jean rimodella più volte il profilo di «Notre Temps», che si fa sempre meno foglio culturale con sezioni ampie e diversificate, per diventare giornale più snello e prettamente politico, sin dalla pubblicazione, nel 1931, di un manifesto contro le derive del nazionalismo, per l'Europa e per un’intesa franco-tedesca, firmato da 186 intellettuali, fra i quali Ferrero non figura (prudenza doverosa dopo le persecuzioni inflitte per anni al padre, spirito libero e liberale, e in virtù del sangue per metà ebreo che scorre per parte materna, della dinastia Lombroso-Olivetti?). Il pacifismo e l’europeismo vs il nazionalismo che animano Jean per lunghi anni evolvono in posizioni di avvicinamento al mondo germanico, del quale invece mai Ferrero tratta nel suo recensire autori dei paesi più diversi, che sfociano in un collaborazionismo che il padre Julien, orientato invece verso le posizioni della Resistenza, fatica ad accettare.
2020
Metamorfosi culturali nell’età presente e contemporanea
Nuova Trauben
Strumenti Letterari
10
71
94
9788899312763
identità culturale, periodici francesi, Jean Luchaire, Leo Ferrero, Notre Temps, critica letteraria, ricezione
Cristina Trinchero
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1766407
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