I riscontri delle fonti sulla ricezione delle qualità materiche dei marmi colorati sono assai limitati. Le motivazioni che hanno spinto Guarino Guarini a immaginare per l’interno della chiesa di San Lorenzo a Torino un allestimento cromatico sofisticato e dispendioso, esteso a un ventaglio di aree geografiche che descrive una mappatura delle disponibilità petrografiche dall’Italia Settentrionale alla Toscana, non sono mai state oggetto di interrogazione, né i possibili modelli di origine per una scelta di gusto così originalmente connotata. È invece possibile seguire il percorso di aggiornamento nella sensibilità estetica per i marmi colorati intrapreso da Filippo Juvarra negli altari da lui progettati grazie a uno strumento di controllo amministrativo del cantiere: le ‘istruzioni’ scritte di pugno dall’architetto e allegate ai contratti con gli scalpellini dove sono prescritti i tipi di marmi da impiegare negli altari e le sedi dove dovevano essere allocati. Le parole delle ‘istruzioni’ registrano un alto livello di sensibilità per le qualità cromatiche e materiche, arrivando a precisare le caratteristiche della macchia, della venatura e del colore che era possibile isolare all’interno della ristretta gamma offerta dal medesimo litotipo. L’impegno di definizione lessicale per trovare i termini più adeguati a descrivere i colori e il disegno materico dei marmi è alimentato dalla ricerca sulle potenzialità offerte dai litotipi scoperti nei territori dello Stato sabaudo: il valore aggiunto acquisito nel confronto con le qualità fisiche dei materiali diventa per l’architetto lo strumento espressivo per dipingere l’architettura dei suoi altari.

“Del più bello e colorito che si ritrova senza machie”: una fonte per il gusto dei marmi policromi nelle “istruzioni” di Filippo Juvarra

Giuseppe Dardanello
2019-01-01

Abstract

I riscontri delle fonti sulla ricezione delle qualità materiche dei marmi colorati sono assai limitati. Le motivazioni che hanno spinto Guarino Guarini a immaginare per l’interno della chiesa di San Lorenzo a Torino un allestimento cromatico sofisticato e dispendioso, esteso a un ventaglio di aree geografiche che descrive una mappatura delle disponibilità petrografiche dall’Italia Settentrionale alla Toscana, non sono mai state oggetto di interrogazione, né i possibili modelli di origine per una scelta di gusto così originalmente connotata. È invece possibile seguire il percorso di aggiornamento nella sensibilità estetica per i marmi colorati intrapreso da Filippo Juvarra negli altari da lui progettati grazie a uno strumento di controllo amministrativo del cantiere: le ‘istruzioni’ scritte di pugno dall’architetto e allegate ai contratti con gli scalpellini dove sono prescritti i tipi di marmi da impiegare negli altari e le sedi dove dovevano essere allocati. Le parole delle ‘istruzioni’ registrano un alto livello di sensibilità per le qualità cromatiche e materiche, arrivando a precisare le caratteristiche della macchia, della venatura e del colore che era possibile isolare all’interno della ristretta gamma offerta dal medesimo litotipo. L’impegno di definizione lessicale per trovare i termini più adeguati a descrivere i colori e il disegno materico dei marmi è alimentato dalla ricerca sulle potenzialità offerte dai litotipi scoperti nei territori dello Stato sabaudo: il valore aggiunto acquisito nel confronto con le qualità fisiche dei materiali diventa per l’architetto lo strumento espressivo per dipingere l’architettura dei suoi altari.
2019
I colori del marmo,
Pisa University Press
Studi e fonti per la storia della scultura
7
133
146
978-88-3339-259-2
marmi colorati, litotipi, altari, Istruzioni alle maestranze, gusto per il colore, disegno architettonico, architettura in Piemonte, Guarino Guarini, Filippo Juvarra
Giuseppe Dardanello
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