Dopo la seconda guerra mondiale le Assicurazioni Generali, la prima compagnia assicurativa italiana, dovettero ricostruire e consolidare la rete estera, di cui perse la componente presente nell’Europa centro-orientale per effetto dello shock istituzionale rappresentato dalla Guerra Fredda. La presenza sui principali mercati europei e internazionali della compagnia triestina non rispondeva esclusivamente a un’esigenza funzionale, la ripartizione dei rischi, ma originava da una più ampia visione intellettuale, riconoscibile nelle scelte strategiche, nei profili professionali e nello stile di lavoro dei vertici delle Generali almeno dalla prima globalizzazione tardo-ottocentesca. La dimensione internazionale della compagnia è per molti versi speculare al cosmopolitismo linguistico e culturale di molti dei dirigenti che guidarono le Generali sino ai primi anni settanta. La partecipazione, come soggetto privato, delle Generali ai processi di scala maggiore di ricostruzione e integrazione dei mercati internazionali e dell’Europa sin dai primi anni postbellici era in tal senso la naturale proiezione aziendale di un ceto dirigente economico capace di porsi in sintonia con i grandi temi della politica internazionale. Le Generali concorsero, se si vuole osservare tali processi da una prospettiva meno consueta di quella generalmente adottata, a precisare e costruire una “comunità internazionale” il cui perimetro si definì nell’Europa e nell’Alleanza Atlantica.
Una multinazionale o una "comunità internazionale"? La ricostruzione della rete estera delle Assicurazioni Generali, 1945-1971
Piluso Giandomenico
2019-01-01
Abstract
Dopo la seconda guerra mondiale le Assicurazioni Generali, la prima compagnia assicurativa italiana, dovettero ricostruire e consolidare la rete estera, di cui perse la componente presente nell’Europa centro-orientale per effetto dello shock istituzionale rappresentato dalla Guerra Fredda. La presenza sui principali mercati europei e internazionali della compagnia triestina non rispondeva esclusivamente a un’esigenza funzionale, la ripartizione dei rischi, ma originava da una più ampia visione intellettuale, riconoscibile nelle scelte strategiche, nei profili professionali e nello stile di lavoro dei vertici delle Generali almeno dalla prima globalizzazione tardo-ottocentesca. La dimensione internazionale della compagnia è per molti versi speculare al cosmopolitismo linguistico e culturale di molti dei dirigenti che guidarono le Generali sino ai primi anni settanta. La partecipazione, come soggetto privato, delle Generali ai processi di scala maggiore di ricostruzione e integrazione dei mercati internazionali e dell’Europa sin dai primi anni postbellici era in tal senso la naturale proiezione aziendale di un ceto dirigente economico capace di porsi in sintonia con i grandi temi della politica internazionale. Le Generali concorsero, se si vuole osservare tali processi da una prospettiva meno consueta di quella generalmente adottata, a precisare e costruire una “comunità internazionale” il cui perimetro si definì nell’Europa e nell’Alleanza Atlantica.File | Dimensione | Formato | |
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