All'inizio del nuovo secolo le principali banche italiane rimasero coinvolte nel fallimento dei maggiori gruppi alimentari dando l'impressione di avere trasferito i rischi di perdite sulle obbligazioni collocate tra investitori e risparmiatori (i cosiddetti bonds Cirio e Parmalat). Per loro stessa ammissione i banchieri si sarebbero affidati alle informazioni comunemente accessibili - le società di revisione contabile e le società di rating - e alle garanzie di tutela offerte dalle autorità di controllo. Nel finanziare le imprese, le banche non avrebbero valutato il grado di rischio e il merito di credito dei loro clienti industriali, dimostrando di non possedere capacità di vaglio e strumenti specifici di selezione delle imprese. L'analisi delle dinamiche evolutive del sistema bancario italiano dalla fine degli anni trenta consente di contestualizzare e spiegare per quali ragioni si siano erose competenze e professionalità utili a valutare i meriti di credito dei richiedenti in un sistema di relazioni tra banca e impresa in cui centrale è il modello di banca universale. L'affermazione contestuale di un nuovo modello di gestione dei rischi, imperniato su logiche probabilistico-assicurative, e la diffusione delle cartolarizzazioni (ossia la formazione di un mercato secondario dei crediti) ha comportato un aumento dell'esposizione degli intermediari ai rischi sistemici in presenza di elevata instabilità finanziaria.

Il banchiere dimezzato. Finanza e impresa in Italia

Piluso G.
2004-01-01

Abstract

All'inizio del nuovo secolo le principali banche italiane rimasero coinvolte nel fallimento dei maggiori gruppi alimentari dando l'impressione di avere trasferito i rischi di perdite sulle obbligazioni collocate tra investitori e risparmiatori (i cosiddetti bonds Cirio e Parmalat). Per loro stessa ammissione i banchieri si sarebbero affidati alle informazioni comunemente accessibili - le società di revisione contabile e le società di rating - e alle garanzie di tutela offerte dalle autorità di controllo. Nel finanziare le imprese, le banche non avrebbero valutato il grado di rischio e il merito di credito dei loro clienti industriali, dimostrando di non possedere capacità di vaglio e strumenti specifici di selezione delle imprese. L'analisi delle dinamiche evolutive del sistema bancario italiano dalla fine degli anni trenta consente di contestualizzare e spiegare per quali ragioni si siano erose competenze e professionalità utili a valutare i meriti di credito dei richiedenti in un sistema di relazioni tra banca e impresa in cui centrale è il modello di banca universale. L'affermazione contestuale di un nuovo modello di gestione dei rischi, imperniato su logiche probabilistico-assicurative, e la diffusione delle cartolarizzazioni (ossia la formazione di un mercato secondario dei crediti) ha comportato un aumento dell'esposizione degli intermediari ai rischi sistemici in presenza di elevata instabilità finanziaria.
2004
Marsilio
5
143
8831785036
Piluso G.
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