Lungo l'Ottocento nelle regioni europee più avanzate si formarono moderni sistemi creditizi e monetari, una "infrastruttura istituzionale" imprescindibile dello sviluppo economico moderno. Tra Napoleone e l'Unità Milano fu il principale centro di intermediazione mercantile e finanziaria della Lombarda grazie alla presenza di un attivo gruppo di "negozianti banchieri". A differenza dei banchieri privati delle altre maggiori piazze europee, i negozianti banchieri milanesi non furono tuttavia in grado di esprimere un "banchiere centrale" al quale affidare il compito di regolare l'offerta di moneta e garantire la stabilità della struttura creditizia. All'unificazione la piazza milanese fu così l'unico grande centro finanziario della penisola privo di una banca di emissione e sconto, con effetti negativi sulla capacità di governo dell'economia. L'analisi ha mirato a ricostruire e spiegare le dinamiche relative agli "attori", ossia i negozianti banchieri, al mercato creditizio e monetario e alle riforme formulate dal ministro delle Finanze Prina in età napoleonica e da alcuni banchieri privati, tra il ritorno degli austriaci e le Cinque Giornate. L'attenzione al ruolo delle istituzioni - intese come "regole del gioco" - e alla cultura economica dei protagonisti - i banchieri e le "autorità centrali" di governo - permette di spiegare in quale modo gli elementi di arretratezza della struttura finanziaria condizionarono la tensione alla crescita dell'economia della regione.
L'arte dei banchieri. Moneta e credito a Milano da Napoleone all'Unità
Piluso G.
1999-01-01
Abstract
Lungo l'Ottocento nelle regioni europee più avanzate si formarono moderni sistemi creditizi e monetari, una "infrastruttura istituzionale" imprescindibile dello sviluppo economico moderno. Tra Napoleone e l'Unità Milano fu il principale centro di intermediazione mercantile e finanziaria della Lombarda grazie alla presenza di un attivo gruppo di "negozianti banchieri". A differenza dei banchieri privati delle altre maggiori piazze europee, i negozianti banchieri milanesi non furono tuttavia in grado di esprimere un "banchiere centrale" al quale affidare il compito di regolare l'offerta di moneta e garantire la stabilità della struttura creditizia. All'unificazione la piazza milanese fu così l'unico grande centro finanziario della penisola privo di una banca di emissione e sconto, con effetti negativi sulla capacità di governo dell'economia. L'analisi ha mirato a ricostruire e spiegare le dinamiche relative agli "attori", ossia i negozianti banchieri, al mercato creditizio e monetario e alle riforme formulate dal ministro delle Finanze Prina in età napoleonica e da alcuni banchieri privati, tra il ritorno degli austriaci e le Cinque Giornate. L'attenzione al ruolo delle istituzioni - intese come "regole del gioco" - e alla cultura economica dei protagonisti - i banchieri e le "autorità centrali" di governo - permette di spiegare in quale modo gli elementi di arretratezza della struttura finanziaria condizionarono la tensione alla crescita dell'economia della regione.File | Dimensione | Formato | |
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