Il percorso tracciato in questo volume chiama in causa la natura stessa dell’esercizio della critica letteraria guardando, in particolare, alla produzione di Francesco De Sanctis e, prendendo le mosse dall’esilio come esperienza fondante del pensiero desanctisiano, tocca il costante rapporto nei suoi scritti fra letteratura e politica. Muovendo dalla definizione di «classicismo politico» sia per il «passionato» Alfieri sia per l’«oscuro, affaticato, disperato» poeta di Zante, il saggio si sofferma sulle importanti pagine che De Sanctis dedica al romanzo, in particolare a quello di Manzoni e della sua scuola e a quello di Zola, grazie al quale declina il rapporto tra letteratura e scienza. Si arriva così a indagare, alla luce della proposta di un nuovo canone per leggere l’Ottocento, la metodologia ecdotica desanctisiana e il concetto fondante di ‘critica narrata’. In discussione ci sono dunque tanto la definizione dell’esercizio critico - «un lavoro sopra un altro lavoro», che avvicina il critico all’artista – quanto il ruolo che ancor oggi può esercitare il magistero desanctisiano, con la consapevolezza, come ha scritto Giacomo Debenedetti, che «quantunque paia di fare altra strada», «si è sempre preceduti da lui», il solo che «sia riuscito a portare il talento avaro della critica all’abbondanza del genio».
Leggere l’Ottocento. Francesco De Sanctis e le «nude regole» della critica
Laura Nay
2021-01-01
Abstract
Il percorso tracciato in questo volume chiama in causa la natura stessa dell’esercizio della critica letteraria guardando, in particolare, alla produzione di Francesco De Sanctis e, prendendo le mosse dall’esilio come esperienza fondante del pensiero desanctisiano, tocca il costante rapporto nei suoi scritti fra letteratura e politica. Muovendo dalla definizione di «classicismo politico» sia per il «passionato» Alfieri sia per l’«oscuro, affaticato, disperato» poeta di Zante, il saggio si sofferma sulle importanti pagine che De Sanctis dedica al romanzo, in particolare a quello di Manzoni e della sua scuola e a quello di Zola, grazie al quale declina il rapporto tra letteratura e scienza. Si arriva così a indagare, alla luce della proposta di un nuovo canone per leggere l’Ottocento, la metodologia ecdotica desanctisiana e il concetto fondante di ‘critica narrata’. In discussione ci sono dunque tanto la definizione dell’esercizio critico - «un lavoro sopra un altro lavoro», che avvicina il critico all’artista – quanto il ruolo che ancor oggi può esercitare il magistero desanctisiano, con la consapevolezza, come ha scritto Giacomo Debenedetti, che «quantunque paia di fare altra strada», «si è sempre preceduti da lui», il solo che «sia riuscito a portare il talento avaro della critica all’abbondanza del genio».File | Dimensione | Formato | |
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