Studiare il rapporto tra le scienze dello sviluppo e le politiche di cooperazione permette di identificarne le reciproche influenze e dipendenze. Diverse scuole di pensiero critico hanno visto tale rapporto nei termini di un lungo asservimento della ricerca per lo sviluppo rispetto all’azione politica di attori dominanti. Nuovi campi di ricerca, ad esempio nelle proposte dei postdevelopment e dei subaltern studies, intendono perciò affrancarsi da tale rapporto per contribuire, piuttosto, alla comprensione di società e territori locali. Per quanto interconnessi da cambiamenti ambientali e sociali globali, persistono ampi spazi di reazione e di resistenza, culture locali, progettualità e azioni civili, che vanno ricercati e sostenuti. Proprio a tal fine, il concetto di partecipazione è considerato sempre più come elemento chiave, sia nella ricerca che nella cooperazione: per la realizzazione di obiettivi di inclusione sociale, di responsabilizzazione politica e di liberazione democratica. Tuttavia, nelle pratiche della cooperazione, l’approccio partecipativo non è stato perseguito con coerenza né ha rispettato gli ambiti locali di appartenenza. In alcuni casi, troppi, la partecipazione è stata compresa in narrazioni politiche e metodologie di rapida applicazione, basate soprattutto sull’affidamento delle azioni ad associazioni esterne al territorio, organizzativamente strutturate e finanziariamente affidabili, ma poco rappresentative delle istanze locali. L’articolo ripercorre alcuni punti del dibattito scientifico internazionale su tali esperienze di sviluppo partecipativo; un dibattito critico ma costruttivo, poiché, per una volta, sembra aver contribuito ad un recente cambiamento di rotta, verso nuove forme di collaborazione internazionale, finalmente dirette – senza intermediazioni e con fiducia – alla società civile.
Development studies e cooperazione internazionale: dipendenza, partecipazione, appartenenza
Paola Minoia
2015-01-01
Abstract
Studiare il rapporto tra le scienze dello sviluppo e le politiche di cooperazione permette di identificarne le reciproche influenze e dipendenze. Diverse scuole di pensiero critico hanno visto tale rapporto nei termini di un lungo asservimento della ricerca per lo sviluppo rispetto all’azione politica di attori dominanti. Nuovi campi di ricerca, ad esempio nelle proposte dei postdevelopment e dei subaltern studies, intendono perciò affrancarsi da tale rapporto per contribuire, piuttosto, alla comprensione di società e territori locali. Per quanto interconnessi da cambiamenti ambientali e sociali globali, persistono ampi spazi di reazione e di resistenza, culture locali, progettualità e azioni civili, che vanno ricercati e sostenuti. Proprio a tal fine, il concetto di partecipazione è considerato sempre più come elemento chiave, sia nella ricerca che nella cooperazione: per la realizzazione di obiettivi di inclusione sociale, di responsabilizzazione politica e di liberazione democratica. Tuttavia, nelle pratiche della cooperazione, l’approccio partecipativo non è stato perseguito con coerenza né ha rispettato gli ambiti locali di appartenenza. In alcuni casi, troppi, la partecipazione è stata compresa in narrazioni politiche e metodologie di rapida applicazione, basate soprattutto sull’affidamento delle azioni ad associazioni esterne al territorio, organizzativamente strutturate e finanziariamente affidabili, ma poco rappresentative delle istanze locali. L’articolo ripercorre alcuni punti del dibattito scientifico internazionale su tali esperienze di sviluppo partecipativo; un dibattito critico ma costruttivo, poiché, per una volta, sembra aver contribuito ad un recente cambiamento di rotta, verso nuove forme di collaborazione internazionale, finalmente dirette – senza intermediazioni e con fiducia – alla società civile.File | Dimensione | Formato | |
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