Alla contrapposizione tra il femminile sensuale e tentatore, causa di perdizione e il femminile puro e salvifico, espressione dei valori evangelici e della religione del popolo russo – per esempio identificati, rispettivamente, nei personaggi letterari di Nastas’ja Filippovna, nell’Idiota e Sonja Marmeladova, in Delitto e castigo – nell’opera dostoevskiana si affianca un’ ulteriore espressione della bellezza femminile, di per sé problematizzante. Si tratta dell’ideale concepito dalla cultura greca e modellizzato, per esempio, nelle statue di Skopas e Prassitele. Le statue della Venere di Milo e della Venere de’ Medici rappresentano nella visione estetico-morale dostoevskiana un riferimento piuttosto ricorrente nella produzione pubblicistica e letteraria degli anni Sessanta, e introduce una questione morale, almeno in apparenza, priva di soluzione: l’uomo, dinnanzi alla bellezza armoniosa e sensuale (quindi non infernale e demoniaca, ma di natura pagana), è indifeso, in quanto non può opporre i valori spirituali, evangelici, raggiunti e compresi al termine di un lungo e doloroso cammino di purificazione interiore. La bellezza della Venere di Milo e della Venere de’ Medici (quest’ultima considerevolmente nota sia nella cultura europea occidentale sia nella cultura russa nei secoli XVIII e XIX) richiama a sé, quindi seduce, l’originaria naturalità dell’uomo. In un famoso scritto pubblicistico del 1861, (F.M.Dostoevskij, Polnoe sobranie sočineij v pjatnadcati tomach, Leningrad, Nauka, T. 11, 1993) la risposta a un intervento di Katkov, Dostoevskij afferma che solo chi è moralmente saldo può guardare le due Veneri senza esserne turbato. Che tale espressione estetica costituisse per il sommo scrittore una questione aperta, forse non del tutto risolta, troverebbe conferma nelle esitazioni a farne motivo letterario. La Venere di Milo è citata in una variante dei Demoni (F.M.Dostoevskij, Polnoe sobranie sočineij v tridcati tomach, Leningrad, Nauka, T. 11, 1974) ed entrambe le Veneri sono menzionate in tre diversi passi di una variante dell’Adolescente (F.M.Dostoevskij, Polnoe sobranie sočineij v tridcati tomach, Leningrad, Nauka, T. 17, 1976). Tali riferimenti, in realtà, non compaiono nella redazione definitiva delle due opere citate. Il presente contributo si propone di indagare la percezione dostoevskiana di tale ideale di bellezza femminile e la sua collocazione nella produzione dello Scrittore anche alla luce della sua posizione nei riguardi della cultura dell’Occidente. Il percorso di ricerca verrà condotto sui citati testi pubblicistici e letterari, posti anche in relazione con il punto di vista di intellettuali contemporanei di Dostoevskij, come Nikolaj K. Michajlovskij (Iz polemiki s Dostoevskim in Literaturnaja kritika i vospominanija, 1880) e appartenenti alla generazione successiva, come Dmitrij S. Merežkovskij, (L. Tolstoj i Dostoevskij, 1902).

Krasota, kotoraja ne spaset mir: zapadnyj klassičeskij obraz ženstvennosti i molčanie Dostoevskogo

Giulia Baselica
First
2021-01-01

Abstract

Alla contrapposizione tra il femminile sensuale e tentatore, causa di perdizione e il femminile puro e salvifico, espressione dei valori evangelici e della religione del popolo russo – per esempio identificati, rispettivamente, nei personaggi letterari di Nastas’ja Filippovna, nell’Idiota e Sonja Marmeladova, in Delitto e castigo – nell’opera dostoevskiana si affianca un’ ulteriore espressione della bellezza femminile, di per sé problematizzante. Si tratta dell’ideale concepito dalla cultura greca e modellizzato, per esempio, nelle statue di Skopas e Prassitele. Le statue della Venere di Milo e della Venere de’ Medici rappresentano nella visione estetico-morale dostoevskiana un riferimento piuttosto ricorrente nella produzione pubblicistica e letteraria degli anni Sessanta, e introduce una questione morale, almeno in apparenza, priva di soluzione: l’uomo, dinnanzi alla bellezza armoniosa e sensuale (quindi non infernale e demoniaca, ma di natura pagana), è indifeso, in quanto non può opporre i valori spirituali, evangelici, raggiunti e compresi al termine di un lungo e doloroso cammino di purificazione interiore. La bellezza della Venere di Milo e della Venere de’ Medici (quest’ultima considerevolmente nota sia nella cultura europea occidentale sia nella cultura russa nei secoli XVIII e XIX) richiama a sé, quindi seduce, l’originaria naturalità dell’uomo. In un famoso scritto pubblicistico del 1861, (F.M.Dostoevskij, Polnoe sobranie sočineij v pjatnadcati tomach, Leningrad, Nauka, T. 11, 1993) la risposta a un intervento di Katkov, Dostoevskij afferma che solo chi è moralmente saldo può guardare le due Veneri senza esserne turbato. Che tale espressione estetica costituisse per il sommo scrittore una questione aperta, forse non del tutto risolta, troverebbe conferma nelle esitazioni a farne motivo letterario. La Venere di Milo è citata in una variante dei Demoni (F.M.Dostoevskij, Polnoe sobranie sočineij v tridcati tomach, Leningrad, Nauka, T. 11, 1974) ed entrambe le Veneri sono menzionate in tre diversi passi di una variante dell’Adolescente (F.M.Dostoevskij, Polnoe sobranie sočineij v tridcati tomach, Leningrad, Nauka, T. 17, 1976). Tali riferimenti, in realtà, non compaiono nella redazione definitiva delle due opere citate. Il presente contributo si propone di indagare la percezione dostoevskiana di tale ideale di bellezza femminile e la sua collocazione nella produzione dello Scrittore anche alla luce della sua posizione nei riguardi della cultura dell’Occidente. Il percorso di ricerca verrà condotto sui citati testi pubblicistici e letterari, posti anche in relazione con il punto di vista di intellettuali contemporanei di Dostoevskij, come Nikolaj K. Michajlovskij (Iz polemiki s Dostoevskim in Literaturnaja kritika i vospominanija, 1880) e appartenenti alla generazione successiva, come Dmitrij S. Merežkovskij, (L. Tolstoj i Dostoevskij, 1902).
2021
23
265
282
Dostoevskij, Venere medicea, idea della bellezza, immagine del femminile
Giulia Baselica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1798961
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