Partendo dalla testimonianza di Alfred H. Barr, in viaggio in Germania nella primavera del 1933, il saggio punta l’attenzione sulle assenze alla conferenza di Madrid del 1934. Assenze che riguardano i musei tedeschi in generale, per evidenti ragioni politiche, ma più nello specifico i musei di arte contemporanea. La gran parte dei direttori e conservatori allontanati dai loro incarichi, e spesso inviati nei campi di prigionia, perché ebrei, si erano inoltre macchiati della grave colpa di essersi occupati di “arte degenerata”, acquistando per le collezioni pubbliche opere di quelle ricerche figurative che il nazismo intese eliminare. Dunque, al di là di della drammaticità di tali eventi, se si analizza il quadro generale della conferenza di Madrid, emerge con impressionante chiarezza la mancanza di interventi sul tema dei musei di arte del presente, totalmente trascurati nonostante il grande dibattito sul musée vivant che aveva animato negli anni precedenti non solo l’opinione pubblica francese, ma alcune grandi figure di storici dell’arte come Henri Focillon, peraltro fondatore della rivista «Museion», dalla quale la conferenza del 1934 prese l’avvio. Una assenza che induce a riflettere sul difficile rapporto museo/contemporaneità che, ad esclusione di Alfred H. Barr e del MoMa e di pochi altri esempi, si proietterà negli anni del dopoguerra continuando a rimanere a lungo questione irrisolta.
Franca Varallo, Intorno alla conferenza del 1934: museo e arte contemporanea
Franca Varallo
First
2020-01-01
Abstract
Partendo dalla testimonianza di Alfred H. Barr, in viaggio in Germania nella primavera del 1933, il saggio punta l’attenzione sulle assenze alla conferenza di Madrid del 1934. Assenze che riguardano i musei tedeschi in generale, per evidenti ragioni politiche, ma più nello specifico i musei di arte contemporanea. La gran parte dei direttori e conservatori allontanati dai loro incarichi, e spesso inviati nei campi di prigionia, perché ebrei, si erano inoltre macchiati della grave colpa di essersi occupati di “arte degenerata”, acquistando per le collezioni pubbliche opere di quelle ricerche figurative che il nazismo intese eliminare. Dunque, al di là di della drammaticità di tali eventi, se si analizza il quadro generale della conferenza di Madrid, emerge con impressionante chiarezza la mancanza di interventi sul tema dei musei di arte del presente, totalmente trascurati nonostante il grande dibattito sul musée vivant che aveva animato negli anni precedenti non solo l’opinione pubblica francese, ma alcune grandi figure di storici dell’arte come Henri Focillon, peraltro fondatore della rivista «Museion», dalla quale la conferenza del 1934 prese l’avvio. Una assenza che induce a riflettere sul difficile rapporto museo/contemporaneità che, ad esclusione di Alfred H. Barr e del MoMa e di pochi altri esempi, si proietterà negli anni del dopoguerra continuando a rimanere a lungo questione irrisolta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.