“E io non mancherò d’ubidirne”: Annibale Guasco e la sublimazione del femminile, tra educazione e autopromozione

I Ragionamenti di Annibale Guasco rappresentano un testo unico nel quadro della ricca precettistica al femminile a cavallo tra Cinque e Seicento. Pensati come un legato paterno alla figlia Lavinia, accolta tra le dame d’onore di Caterina d’Austria, Infanta di Spagna e Duchessa di Savoia, i consigli di comportamento assumono la forma epistolare, delineando un percorso educativo straordinario per l’epoca e il contesto di genere. Il confronto parallelo con Lettere familiari, spesso trascurate dagli studiosi, consente di evidenziare l’eccezionalità del percorso, mettendo in luce il più modesto investimento realizzato nei confronti delle figlie minori e l'ampia gamma di opportunità formative riservate ai figli maschi. Nel sottile equilibrio tra detto e non detto, le scelte linguistiche e retoriche mirano a plasmare la condotta di Lavinia secondo le attese del padre. L’analisi del discorso ne rivela le strategie persuasive, che si snodano tra la mozione d’affetti e il richiamo alle “obligationi” contratte con la famiglia.