Debacle sportiva e tutela delle aspettative di ritorno pubblicitario dello sponsor

La questione se una conduzione della squadra sponsorizzata così maldestra da portare a risultati sportivi disastrosi possa configurare di per sé un inadempimento contrattuale dello sponsee, legittimando lo sponsor a domandare il risarcimento dei danni patrimoniali e di immagine, approda per la prima volta in Cassazione (Cass. civ. sez. III, 8 aprile 2014, n. 8153), ad oltre vent’anni dall’ultima pronuncia sul tema, affidata ad un lodo arbitrale. La Corte di legittimità conferma che il principio di buona fede e correttezza abbia efficacia di fonte integrativa del contratto, ma nega che ciò possa condurre a dilatare i doveri dello sponsee al punto di addossargli una obbligazione di risultato circa le prestazioni sportive della società. La causa del contratto, infatti, non viene più individuata nel c.d. “ritorno pubblicitario”, bensì nella semplice circolazione del nome e del marchio dello sponsor.