Nel corso dell’ultimo anno, a causa dell’emergenza sanitaria e delle conseguenti misure restrittive imposte dal governo, tutto il comparto delle arti performative in Italia ha subito un arresto critico e una brutale interruzione dell’attività. Con altrettanto smarrimento, in seguito al termine del lockdown e alla riapertura precipitosa delle attività di spettacolo, gli artisti e gli spettatori hanno dovuto misurarsi con le norme sul distanziamento sociale che hanno coinvolto non solo l’aspetto organizzativo, ma sono entrate direttamente nei processi produttivi e creativi. Si può così notare come l’iniziativa politica sia – volente o nolente – intervenuta a livello drammaturgico all’interno di questi processi, contaminando lo spazio pubblico e la modularità delle opere sceniche. Dall’altra parte durante il periodo della quarantena gli artisti si sono mobilitati attraverso l’apertura di tavoli di discussione e di lavoro, tentando di mettere a fuoco temi e questioni riservati fino ad allora a sedi accademiche e conventicolari: il concetto di liveness allargato alla questione del digitale, l’attenzione della critica ai processi e non ai prodotti, la decolonizzazione del paradigma dell’arte rispetto al sistema attuale di produzione e distribuzione e, in particolare, la produzione di termini e linguaggi nuovi che possano spiegare il ruolo della danza – e della coreografia – nello spazio pubblico condiviso.
Drammaturgie del distanziamento: danza e spazio pubblico nell’era del p̵o̵s̵t̵-covid
Zardi Andrea
First
2022-01-01
Abstract
Nel corso dell’ultimo anno, a causa dell’emergenza sanitaria e delle conseguenti misure restrittive imposte dal governo, tutto il comparto delle arti performative in Italia ha subito un arresto critico e una brutale interruzione dell’attività. Con altrettanto smarrimento, in seguito al termine del lockdown e alla riapertura precipitosa delle attività di spettacolo, gli artisti e gli spettatori hanno dovuto misurarsi con le norme sul distanziamento sociale che hanno coinvolto non solo l’aspetto organizzativo, ma sono entrate direttamente nei processi produttivi e creativi. Si può così notare come l’iniziativa politica sia – volente o nolente – intervenuta a livello drammaturgico all’interno di questi processi, contaminando lo spazio pubblico e la modularità delle opere sceniche. Dall’altra parte durante il periodo della quarantena gli artisti si sono mobilitati attraverso l’apertura di tavoli di discussione e di lavoro, tentando di mettere a fuoco temi e questioni riservati fino ad allora a sedi accademiche e conventicolari: il concetto di liveness allargato alla questione del digitale, l’attenzione della critica ai processi e non ai prodotti, la decolonizzazione del paradigma dell’arte rispetto al sistema attuale di produzione e distribuzione e, in particolare, la produzione di termini e linguaggi nuovi che possano spiegare il ruolo della danza – e della coreografia – nello spazio pubblico condiviso.File | Dimensione | Formato | |
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