Dal periodo della travagliata convivenza con Cena fino agli anni ’50 Sibilla Aleramo ha lasciato numerose scritture di viaggio: si tratta di ricordi del suo «vagabondare continuo», annotati tra le pagine di taccuini personali, interventi giornalistici e prose raccolte nei volumi "Andando e stando", "Gioie d’occasione" e "Orsa minore", che compongono una sorta di «diario in pubblico», dal quale emergono con forza i «gusti», le «riflessioni», l’impegno e il progressismo battagliero dell’autrice. Anche in questi scritti “odeporici”, così come accade in altre opere di Sibilla, vita e letteratura risultano «inestricabilmente legate dal nesso raccontare-provare»: la dimensione contemplativa del paesaggio e delle pratiche sociali offre spesso all’autrice il pretesto per compiere un percorso antropologico di scoperta di sé e delle proprie emozioni. «Fra occasioni di costume, spunti di storia patria, tracce di memorie personali, […] incanti descrittivi» – sono parole di Rita Guerricchio – domina infatti «il journal di quel nomadismo che fu connotato ‘stabile’ del mito» della Aleramo.
In viaggio con Sibilla Aleramo dai tukul nella «cintola dell'urbe» all'«anticamera dell'Oriente»
Chiara Tavella
2021-01-01
Abstract
Dal periodo della travagliata convivenza con Cena fino agli anni ’50 Sibilla Aleramo ha lasciato numerose scritture di viaggio: si tratta di ricordi del suo «vagabondare continuo», annotati tra le pagine di taccuini personali, interventi giornalistici e prose raccolte nei volumi "Andando e stando", "Gioie d’occasione" e "Orsa minore", che compongono una sorta di «diario in pubblico», dal quale emergono con forza i «gusti», le «riflessioni», l’impegno e il progressismo battagliero dell’autrice. Anche in questi scritti “odeporici”, così come accade in altre opere di Sibilla, vita e letteratura risultano «inestricabilmente legate dal nesso raccontare-provare»: la dimensione contemplativa del paesaggio e delle pratiche sociali offre spesso all’autrice il pretesto per compiere un percorso antropologico di scoperta di sé e delle proprie emozioni. «Fra occasioni di costume, spunti di storia patria, tracce di memorie personali, […] incanti descrittivi» – sono parole di Rita Guerricchio – domina infatti «il journal di quel nomadismo che fu connotato ‘stabile’ del mito» della Aleramo.File | Dimensione | Formato | |
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