Il trentennio che separa la stesura del saggio su L’origine dell’opera d’arte (1936) e il seminario su L’arte e lo spazio (1969) segna un’evoluzione del pensiero di Martin Heidegger che non tocca soltanto l’estetica, ma più complessivamente le coordinate della sua riflessione filosofica. In questo contributo si rintraccia e si problematizza l’emersione delle tematiche di natura topologica, nell’incidenza che esse hanno sulla nozione di verità. L’esito che Heidegger sembra raggiungere nei suoi scritti più maturi è così messo in dialogo con la riflessione di Gerard Vilar attorno al concetto di precarietà: in un percorso che è assieme estetico e ontologico, la nozione di topos conduce alla definizione dell’Ereignis come l’articolazione di contesti di senso, in cui al pensiero è attribuita una determinazione di natura performativa.
Dall’aletheia al topos : ontologia della precarietà in M. Heidegger e G. Vilar
A. Martinengo
2015-01-01
Abstract
Il trentennio che separa la stesura del saggio su L’origine dell’opera d’arte (1936) e il seminario su L’arte e lo spazio (1969) segna un’evoluzione del pensiero di Martin Heidegger che non tocca soltanto l’estetica, ma più complessivamente le coordinate della sua riflessione filosofica. In questo contributo si rintraccia e si problematizza l’emersione delle tematiche di natura topologica, nell’incidenza che esse hanno sulla nozione di verità. L’esito che Heidegger sembra raggiungere nei suoi scritti più maturi è così messo in dialogo con la riflessione di Gerard Vilar attorno al concetto di precarietà: in un percorso che è assieme estetico e ontologico, la nozione di topos conduce alla definizione dell’Ereignis come l’articolazione di contesti di senso, in cui al pensiero è attribuita una determinazione di natura performativa.File | Dimensione | Formato | |
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