Il saggio approfondisce le pratiche audiovisive e le forme che esse assumono in opere create primariamente in ambito musicale. Il repertorio è mappato attraverso lo studio dei termini usualmente adoperati per perimetrarlo, insieme a quello delle loro matrici concettuali e culturali; è poi messo in relazione con l’evoluzione tecnologica, le sue logiche e i suoi effetti, e, infine ne sono enucleate le principali caratteristiche. L’ibridazione di repertori, media e tecnologie ha offerto la chiave di questa lettura, insieme alla dissoluzione dei testi e della loro proliferazione in forme mediali ibride e mutevoli. In questo modo, si configura un ambito vasto e composito, che attraversa i pubblici e gli ambiti culturali, vedendo di continuo nascere e morire generi e forme transitorie, che condividono uno spazio ibrido caratterizzato da sperimentazioni artistiche post-mediali, da narrazioni trans- e cross-mediali. Collocato in un’epoca post-digitale, nella quale il digitale non è più percepito come veicolo di mediazione, questo spazio vede una fusione di realtà e rappresentazione, intesi quali segmenti equivalenti e inestricabilmente intrecciati della medesima iper-realtà, caratterizzata da discontinuità spazio-temporali. La proliferazione delle forme e dei testi non sembra quindi la conseguenza di scelte poetiche, mode, scuole o stili ma è generato dallo stadio contemporaneo della tecnologia. Per questa ragione si è identificato il concetto di “post-musica”, un concetto non riferito soltanto a un ambiente, a una strategia produttiva, a un genere, a una tecnologia o a uno spazio sociale determinati, quanto all’universo musicale nel suo complesso; un termine, che non indica una forma specifica, ma un ampliamento del concetto di musica codificato dalla tradizione che sta avendo luogo attraverso le forme dell’audiovisione in senso lato.
Post-music: l’ibridazione delle forme audiovisive nel XXI secolo tra performance e tecnologia
ALBERT Giacomo
2020-01-01
Abstract
Il saggio approfondisce le pratiche audiovisive e le forme che esse assumono in opere create primariamente in ambito musicale. Il repertorio è mappato attraverso lo studio dei termini usualmente adoperati per perimetrarlo, insieme a quello delle loro matrici concettuali e culturali; è poi messo in relazione con l’evoluzione tecnologica, le sue logiche e i suoi effetti, e, infine ne sono enucleate le principali caratteristiche. L’ibridazione di repertori, media e tecnologie ha offerto la chiave di questa lettura, insieme alla dissoluzione dei testi e della loro proliferazione in forme mediali ibride e mutevoli. In questo modo, si configura un ambito vasto e composito, che attraversa i pubblici e gli ambiti culturali, vedendo di continuo nascere e morire generi e forme transitorie, che condividono uno spazio ibrido caratterizzato da sperimentazioni artistiche post-mediali, da narrazioni trans- e cross-mediali. Collocato in un’epoca post-digitale, nella quale il digitale non è più percepito come veicolo di mediazione, questo spazio vede una fusione di realtà e rappresentazione, intesi quali segmenti equivalenti e inestricabilmente intrecciati della medesima iper-realtà, caratterizzata da discontinuità spazio-temporali. La proliferazione delle forme e dei testi non sembra quindi la conseguenza di scelte poetiche, mode, scuole o stili ma è generato dallo stadio contemporaneo della tecnologia. Per questa ragione si è identificato il concetto di “post-musica”, un concetto non riferito soltanto a un ambiente, a una strategia produttiva, a un genere, a una tecnologia o a uno spazio sociale determinati, quanto all’universo musicale nel suo complesso; un termine, che non indica una forma specifica, ma un ampliamento del concetto di musica codificato dalla tradizione che sta avendo luogo attraverso le forme dell’audiovisione in senso lato.| File | Dimensione | Formato | |
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