Il capitolo si occupa dei dati come bene giuridico commerciabile e oggetto di tutela patrimoniale da parte dell’ordinamento giuridico. In ciò si sostanzia, infatti, a grandi linee, la correlazione tra dati e proprietà intellettuale introdotta nel titolo. Essa affonda le sue radici nel processo di commodification che ha investito i dati, trasformandoli, grazie alle tecnologie della società dell’informazione, in veri e propri beni di consumo, aventi valore economico. Tale fenomeno, ponendo i dati al centro di operazioni di scambio, ha aperto nuovi scenari economici e di mercato (c.d. new data economy), rendendo evidente ai più il ruolo chiave dei dati come fattore produttivo. Parallelamente, si è altresì compreso il ruolo centrale dei dati come fattore di crescita e innovazione per la società (c.d. new knowledge society): dai dati si sviluppa nuova conoscenza ed essa è precondizione per il pieno esercizio del diritto all’informazione, il pluralismo e la partecipazione democratica alla vita del paese. In questo contesto, sorge una duplice esigenza rispetto ai dati. Il privato che possiede i dati ha un interesse ad impedire che soggetti terzi non autorizzati possano entrarne in possesso ed utilizzarli senza previo consenso. Al di fuori del privato che detiene i dati, tutti gli altri consociati vantano un interesse contrario a poter accedere ai dati altrui. Governi e pubbliche amministrazioni hanno interesse a sfruttare i dati altrui per migliorare i propri servizi, orientare politiche, contrastare eventi dannosi. Aziende e consumatori beneficiano dell’analisi di preferenze, gusti di mercato e tendenze emergenti, per migliorare il posizionamento dei prodotti e la ricerca delle offerte, per rendere più efficace, immediata e targettizzata la comunicazione commerciale, per segmentare i mercati in modo sempre più sofisticato e persino per sviluppare nuovi prodotti e servizi. I dati sono anche una componente fondamen- tale per il funzionamento dei sistemi di Internet of Things (IoT) e intelligenza artificiale (IA), che si basano su tecniche di apprendimento automatico (c.d. machine learning) e utilizzano i dati per l’addestramento e la convalida dei risultati generati. Vi sono, dunque, due interessi contrapposti e confliggenti che il diritto è chiamato a regolare: i) la protezione dei dati avverso il loro sfruttamento non autorizzato (c.d. free riding) e, al contempo, ii) la garanzia di adeguati spazi di libero accesso ai dati, specialmente laddove questi siano di interesse pubblico o siano fondamentali per alimentare e consentire lo sviluppo di mercati a valle (c.d. essential facilities). Il capitolo è inteso a dare conto di come il diritto miri a ricondurre ad unità questi interessi, regolando la circolazione dei dati sul mercato.
I dati come proprietà intellettuale tra diritti di esclusiva e diritti di accesso
Ciani Sciolla Jacopo
2022-01-01
Abstract
Il capitolo si occupa dei dati come bene giuridico commerciabile e oggetto di tutela patrimoniale da parte dell’ordinamento giuridico. In ciò si sostanzia, infatti, a grandi linee, la correlazione tra dati e proprietà intellettuale introdotta nel titolo. Essa affonda le sue radici nel processo di commodification che ha investito i dati, trasformandoli, grazie alle tecnologie della società dell’informazione, in veri e propri beni di consumo, aventi valore economico. Tale fenomeno, ponendo i dati al centro di operazioni di scambio, ha aperto nuovi scenari economici e di mercato (c.d. new data economy), rendendo evidente ai più il ruolo chiave dei dati come fattore produttivo. Parallelamente, si è altresì compreso il ruolo centrale dei dati come fattore di crescita e innovazione per la società (c.d. new knowledge society): dai dati si sviluppa nuova conoscenza ed essa è precondizione per il pieno esercizio del diritto all’informazione, il pluralismo e la partecipazione democratica alla vita del paese. In questo contesto, sorge una duplice esigenza rispetto ai dati. Il privato che possiede i dati ha un interesse ad impedire che soggetti terzi non autorizzati possano entrarne in possesso ed utilizzarli senza previo consenso. Al di fuori del privato che detiene i dati, tutti gli altri consociati vantano un interesse contrario a poter accedere ai dati altrui. Governi e pubbliche amministrazioni hanno interesse a sfruttare i dati altrui per migliorare i propri servizi, orientare politiche, contrastare eventi dannosi. Aziende e consumatori beneficiano dell’analisi di preferenze, gusti di mercato e tendenze emergenti, per migliorare il posizionamento dei prodotti e la ricerca delle offerte, per rendere più efficace, immediata e targettizzata la comunicazione commerciale, per segmentare i mercati in modo sempre più sofisticato e persino per sviluppare nuovi prodotti e servizi. I dati sono anche una componente fondamen- tale per il funzionamento dei sistemi di Internet of Things (IoT) e intelligenza artificiale (IA), che si basano su tecniche di apprendimento automatico (c.d. machine learning) e utilizzano i dati per l’addestramento e la convalida dei risultati generati. Vi sono, dunque, due interessi contrapposti e confliggenti che il diritto è chiamato a regolare: i) la protezione dei dati avverso il loro sfruttamento non autorizzato (c.d. free riding) e, al contempo, ii) la garanzia di adeguati spazi di libero accesso ai dati, specialmente laddove questi siano di interesse pubblico o siano fondamentali per alimentare e consentire lo sviluppo di mercati a valle (c.d. essential facilities). Il capitolo è inteso a dare conto di come il diritto miri a ricondurre ad unità questi interessi, regolando la circolazione dei dati sul mercato.File | Dimensione | Formato | |
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Ciani, dati e proprietà intellettuale, in Durante-Pagallo, La politica dei dati (3).pdf
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