Il contributo si pone l’obiettivo di indagare la consuetudine di Domenico Fontana con lo stucco, analizzando la questione nei due campi della sua attività, quello di stuccatore e quello di architetto-direttore di cantiere. Attraverso le fonti e i documenti si recuperano e si ordinano i frammenti delle sue prime esperienze romane, per sottoporli anzitutto a una verifica di natura tipologica: lo stucco praticato da Domenico deve essere considerato tra i lavori di muro? L’intervento dunque muove dai cantieri nei quali Domenico è ricompensato per opere a stucco, da villa D’Este a Tivoli al palazzo dei Conservatori sul Campidoglio, alla villa e al palazzo del cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano, alla committenza Cesi di recente riscoperta, sino ai documentati, ma perduti, interventi in Santa Maria in Vallicella. Lo studio di quest’attività – condotta in parte con il nipote Carlo Maderno –, che gli garantì una progressiva affermazione all’interno del milieu romano, permette di approfondire le conoscenze relative ai meccanismi di patronage che si seppe creare e alle forme di collaborazione da lui instaurate con architetti, artisti e maestranze, entrambe operazioni essenziali alla sua crescita professionale.
La consuetudine di Domenico Fontana con lo stucco
Serena Quagliaroli
2022-01-01
Abstract
Il contributo si pone l’obiettivo di indagare la consuetudine di Domenico Fontana con lo stucco, analizzando la questione nei due campi della sua attività, quello di stuccatore e quello di architetto-direttore di cantiere. Attraverso le fonti e i documenti si recuperano e si ordinano i frammenti delle sue prime esperienze romane, per sottoporli anzitutto a una verifica di natura tipologica: lo stucco praticato da Domenico deve essere considerato tra i lavori di muro? L’intervento dunque muove dai cantieri nei quali Domenico è ricompensato per opere a stucco, da villa D’Este a Tivoli al palazzo dei Conservatori sul Campidoglio, alla villa e al palazzo del cardinale Giovanni Ricci da Montepulciano, alla committenza Cesi di recente riscoperta, sino ai documentati, ma perduti, interventi in Santa Maria in Vallicella. Lo studio di quest’attività – condotta in parte con il nipote Carlo Maderno –, che gli garantì una progressiva affermazione all’interno del milieu romano, permette di approfondire le conoscenze relative ai meccanismi di patronage che si seppe creare e alle forme di collaborazione da lui instaurate con architetti, artisti e maestranze, entrambe operazioni essenziali alla sua crescita professionale.File | Dimensione | Formato | |
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