La dicotomia bioetica cattolica/bioetica laica pone a questione il dibattito tra universi di senso molto articolati da cui si trae l’invito teoretico ad affrontare le questioni ultime. L’Autrice sostiene che la bioetica, in quanto razionale, sia una disciplina essenzialmente laica i cui dilemmi non sarebbero argomentabili senza coinvolgere, oltre alla morale, altre discipline filosofiche come l’antropologia e l’ontologia. La bioetica è una, ma ci sono più paradigmi che si basano su visioni della realtà diverse che implicano altrettante posizioni ontologiche, anche se non esplicitate. È possibile trovare la sintonia pur collocandosi in orizzonti di senso diversi, ma per favorire il dialogo profondo occorre mettere in luce le articolazioni dei paradigmi, rimandare alle questioni ultime, ai riferimenti ontologico-metafisici. Sottolineare la distinzione dei paradigmi della bioetica significa far appello alla dimensione filosofica di questa, non poter prescindere dalla questione generale di senso, cioè dalla metafisica. Il riferimento metafisico permette di cogliere come la normatività della natura umana, che comprende anche la dimensione biologica, non sia arbitraria o riduttiva. In questa prospettiva, il dover essere indica la via per realizzare il fine specifico dell’uomo, la sua affermazione. Questa posizione tomista è quella privilegiata dal Magistero cattolico i cui pronunciamenti sulle questioni bioetiche sono il riferimento ufficiale e sono motivo di dibattito. Il Magistero contiene un patrimonio dottrinale che costituisce il punto di vista ufficiale della Chiesa sulle questioni bioetiche. I fedeli cattolici lo sentono come proprio, come dottrina bioetica cattolica, a meno che non pensino che l’esperienza religiosa possa fare a meno delle implicazioni dottrinali e che i pronunciamenti del Magistero sulle questioni etiche siano pronunciamenti pastorali, educativi, esortazioni alla salvezza, perché l’autorità del Magistero si eserciterebbe solo nella trasmissione del dato rivelato. L’Autrice invita all’esperienza metafisica critica e non ingenua, che si spinge oltre ogni positività data, s’interroga anche sui limiti della ragione e diventa un pensare oltre se stesso. Il paradigma cattolico non è un paradigma dogmatico, metafisico intransigente, ma un paradigma ontologico in base al quale la vita umana è insieme auto-relazione ed etero-relazione perché è strutturalmente relazione con Dio e, in questo senso, è sacra. La bioetica non è una scienza esatta per la quale può essere indifferente l’orizzonte di senso di chi la coltiva.

La bioetica riguarda tutta la filosofia, non solo la morale

Sgreccia P
2010-01-01

Abstract

La dicotomia bioetica cattolica/bioetica laica pone a questione il dibattito tra universi di senso molto articolati da cui si trae l’invito teoretico ad affrontare le questioni ultime. L’Autrice sostiene che la bioetica, in quanto razionale, sia una disciplina essenzialmente laica i cui dilemmi non sarebbero argomentabili senza coinvolgere, oltre alla morale, altre discipline filosofiche come l’antropologia e l’ontologia. La bioetica è una, ma ci sono più paradigmi che si basano su visioni della realtà diverse che implicano altrettante posizioni ontologiche, anche se non esplicitate. È possibile trovare la sintonia pur collocandosi in orizzonti di senso diversi, ma per favorire il dialogo profondo occorre mettere in luce le articolazioni dei paradigmi, rimandare alle questioni ultime, ai riferimenti ontologico-metafisici. Sottolineare la distinzione dei paradigmi della bioetica significa far appello alla dimensione filosofica di questa, non poter prescindere dalla questione generale di senso, cioè dalla metafisica. Il riferimento metafisico permette di cogliere come la normatività della natura umana, che comprende anche la dimensione biologica, non sia arbitraria o riduttiva. In questa prospettiva, il dover essere indica la via per realizzare il fine specifico dell’uomo, la sua affermazione. Questa posizione tomista è quella privilegiata dal Magistero cattolico i cui pronunciamenti sulle questioni bioetiche sono il riferimento ufficiale e sono motivo di dibattito. Il Magistero contiene un patrimonio dottrinale che costituisce il punto di vista ufficiale della Chiesa sulle questioni bioetiche. I fedeli cattolici lo sentono come proprio, come dottrina bioetica cattolica, a meno che non pensino che l’esperienza religiosa possa fare a meno delle implicazioni dottrinali e che i pronunciamenti del Magistero sulle questioni etiche siano pronunciamenti pastorali, educativi, esortazioni alla salvezza, perché l’autorità del Magistero si eserciterebbe solo nella trasmissione del dato rivelato. L’Autrice invita all’esperienza metafisica critica e non ingenua, che si spinge oltre ogni positività data, s’interroga anche sui limiti della ragione e diventa un pensare oltre se stesso. Il paradigma cattolico non è un paradigma dogmatico, metafisico intransigente, ma un paradigma ontologico in base al quale la vita umana è insieme auto-relazione ed etero-relazione perché è strutturalmente relazione con Dio e, in questo senso, è sacra. La bioetica non è una scienza esatta per la quale può essere indifferente l’orizzonte di senso di chi la coltiva.
2010
6
1007
1018
Sgreccia P
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