La legge di Нume e la critica alla fallacia naturalistica di Мoore sono state usate come base per il non-cognitivismo etico, per affermare che i valori non si possono conoscere razionalmente, ma solo intuirli o lasciarli alla sfera soggettiva delle emozioni. Sottesa alla dicotomia fatti/valori della legge di Нume, c'è una concezione riduttiva della realtà, considerata solo come l'insieme di fatti, quantificabili, misurabili, anzi verificabili (principio di verificazione neopositivista). Collegata alla dicotomia fatti/valori, si è imposta — sempre in ambito analitico — la dicotomia analitico/sintetico: le proposizioni analitiche (logiche) non hanno bisogno di verifica (sono sempre vere), mentre le proposizioni sintetiche sono sottoposte alla verifica dell'esperienza e di esse si può affermare il vero o il falso. Da questo rigido schema fuoriescono le proposizioni etiche che, quindi, non possono essere né vere né false. Secondo Н. Putnam, le stesse scoperte scientifiche, che hanno ipotizzato aspetti del reale non direttamente verificabili, hanno causato sia la fine della dicotomia analitico/sintetico, sia quella della dicotoma fatto/valore, perché, come ha evidenziato Quine, non si può fare scienza senza valori epistemici. In ambito analitico le posizioni neopositiviste sono state superate con il pragmatismo, per il quale non c'è separazione tra fatti e valori e si può parlare di oggettività in etica, ma è un'oggettività debole, costruita in modo intersoggettivo, con il rischio di scambiare il buono con l'utile. Il dogma della dicotomia fatti/valori è stato superato, ma non quello del rifiuto della metafisica (ad eccezione del cosiddetto "tomismo analitico"). La bioetica, avendo come ambito le problematíche della vita sottoposta alle tecnoscienze, può aiutare non solo ad andare oltre la dicotomia fatti/va-lori, ma a recuperare un'unità di senso in cui la ragione esistenziale non si oppone a quella metafisica: per cogliere la complessità della vita bisogna avere gli strumenti per vedere la sua forma, suo finalismo.
Legge di Hume e fallacia naturalistica: i dogmi del positivismo logico
Sgreccia P
2006-01-01
Abstract
La legge di Нume e la critica alla fallacia naturalistica di Мoore sono state usate come base per il non-cognitivismo etico, per affermare che i valori non si possono conoscere razionalmente, ma solo intuirli o lasciarli alla sfera soggettiva delle emozioni. Sottesa alla dicotomia fatti/valori della legge di Нume, c'è una concezione riduttiva della realtà, considerata solo come l'insieme di fatti, quantificabili, misurabili, anzi verificabili (principio di verificazione neopositivista). Collegata alla dicotomia fatti/valori, si è imposta — sempre in ambito analitico — la dicotomia analitico/sintetico: le proposizioni analitiche (logiche) non hanno bisogno di verifica (sono sempre vere), mentre le proposizioni sintetiche sono sottoposte alla verifica dell'esperienza e di esse si può affermare il vero o il falso. Da questo rigido schema fuoriescono le proposizioni etiche che, quindi, non possono essere né vere né false. Secondo Н. Putnam, le stesse scoperte scientifiche, che hanno ipotizzato aspetti del reale non direttamente verificabili, hanno causato sia la fine della dicotomia analitico/sintetico, sia quella della dicotoma fatto/valore, perché, come ha evidenziato Quine, non si può fare scienza senza valori epistemici. In ambito analitico le posizioni neopositiviste sono state superate con il pragmatismo, per il quale non c'è separazione tra fatti e valori e si può parlare di oggettività in etica, ma è un'oggettività debole, costruita in modo intersoggettivo, con il rischio di scambiare il buono con l'utile. Il dogma della dicotomia fatti/valori è stato superato, ma non quello del rifiuto della metafisica (ad eccezione del cosiddetto "tomismo analitico"). La bioetica, avendo come ambito le problematíche della vita sottoposta alle tecnoscienze, può aiutare non solo ad andare oltre la dicotomia fatti/va-lori, ma a recuperare un'unità di senso in cui la ragione esistenziale non si oppone a quella metafisica: per cogliere la complessità della vita bisogna avere gli strumenti per vedere la sua forma, suo finalismo.File | Dimensione | Formato | |
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Legge di hume 3 (2006) 567-589.pdf
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