Silvae 3.1, l’'Hercules Surrentinus Polli Felicis', celebra il tempio del dio fatto costruire da Pollio in meno di un anno all’interno della sua villa, già descritta in Silvae 2.2. Nel confrontare il precedente tempietto di Ercole con la nuova, elegante costruzione, Stazio dialoga con i modelli poetici augustei che istituiscono un confronto fra passato e presente di Roma: l’ottavo libro dell’Eneide, elegie del quarto libro di Properzio, il brano sul cultus nell’Ars amatoria o il discorso di Giano nei Fasti di Ovidio. Moduli della poesia eziologica nazionale vengono riusati in lode di un patrono privato. La miracolosa rapidità di costruzione, con cui gareggia la rapidità della composizione poetica, crea l’impressione di una metamorfosi: sotto i nostri occhi, una 'casa' diventa un 'templum', come nell'episodio ovidiano di Filemone e Bauci. Il motivo callimacheo dell’ospitalità povera, già ripreso da Virgilio e Ovidio, viene rovesciato qui in un elogio del lusso, che riceve una legittimazione morale. La realizzazione del tempio, come quella della villa, è una vittoria della tecnologia sulla natura, un’opera di civilizzazione a beneficio della comunità: anche la religione è un principio di civiltà, e viene conciliata qui con l'epicureismo di Pollio. Trasformando la “capanna” in “tempio” nella villa di Pollio Felice, Stazio ha ricreato per il suo patrono il mito augusteo della metamorfosi di Roma, dai rovi ai templi d’oro.
The Hut and the Temple: Private Aetiology and Augustan Models in Silvae 3.1
Federica Bessone
2023-01-01
Abstract
Silvae 3.1, l’'Hercules Surrentinus Polli Felicis', celebra il tempio del dio fatto costruire da Pollio in meno di un anno all’interno della sua villa, già descritta in Silvae 2.2. Nel confrontare il precedente tempietto di Ercole con la nuova, elegante costruzione, Stazio dialoga con i modelli poetici augustei che istituiscono un confronto fra passato e presente di Roma: l’ottavo libro dell’Eneide, elegie del quarto libro di Properzio, il brano sul cultus nell’Ars amatoria o il discorso di Giano nei Fasti di Ovidio. Moduli della poesia eziologica nazionale vengono riusati in lode di un patrono privato. La miracolosa rapidità di costruzione, con cui gareggia la rapidità della composizione poetica, crea l’impressione di una metamorfosi: sotto i nostri occhi, una 'casa' diventa un 'templum', come nell'episodio ovidiano di Filemone e Bauci. Il motivo callimacheo dell’ospitalità povera, già ripreso da Virgilio e Ovidio, viene rovesciato qui in un elogio del lusso, che riceve una legittimazione morale. La realizzazione del tempio, come quella della villa, è una vittoria della tecnologia sulla natura, un’opera di civilizzazione a beneficio della comunità: anche la religione è un principio di civiltà, e viene conciliata qui con l'epicureismo di Pollio. Trasformando la “capanna” in “tempio” nella villa di Pollio Felice, Stazio ha ricreato per il suo patrono il mito augusteo della metamorfosi di Roma, dai rovi ai templi d’oro.| File | Dimensione | Formato | |
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