Il volume si caratterizza per una duplice scelta, di oggetto e di periodizzazione, e per la sua aspirazione a tentare di rispondere a una domanda. La prima scelta è stata quella di assumere a proprio oggetto una parola chiave, ‘il militare’: un sostantivo neutro, più che maschile, che copre ampi territori tematici che non si restringono né alle sole istituzioni militari né al solo mestiere delle armi, alludendo piuttosto a una complessa serie di relazioni fra queste e la società. La seconda scelta, a livello di periodizzazione, ha portato il volume a proporsi di avvicinare il suo oggetto da una prospettiva di lungo periodo, che abbraccia almeno cinque secoli di storia della Penisola, dal Rinascimento a oggi. V’è, infatti, la convinzione che per capire appunto ‘il militare’ – le sue discontinuità, ma anche le sue lunghe continuità – visioni di più breve periodo non darebbero risultati soddisfacenti. Compiute queste scelte, la domanda cui si tenta di offrire qualche risposta è la seguente: è possibile che nella storia nazionale questo “militare” abbia contato così poco, al punto da essere minimamente presente nelle opere generali più recenti, e al punto da essere apparso un oggetto quasi residuale, se non ignorato, in momenti e manifestazioni che pure dovrebbero segnare la via di una nazione, quali le iniziative legate al Centocinquantesimo dell’Unità? Nel libro il ‘militare’ è individuato nel ruolo giocato dapprima entro il teatro frammentato degli antichi Stati italiani, successivamente durante le complesse fasi di aggregazione dall'età liberale a quella fascista, fino al periodo repubblicano.
L'Italia e il «militare». Guerre, nazione, rappresentazioni dal Rinascimento alla Repubblica
BIANCHI P;
2014-01-01
Abstract
Il volume si caratterizza per una duplice scelta, di oggetto e di periodizzazione, e per la sua aspirazione a tentare di rispondere a una domanda. La prima scelta è stata quella di assumere a proprio oggetto una parola chiave, ‘il militare’: un sostantivo neutro, più che maschile, che copre ampi territori tematici che non si restringono né alle sole istituzioni militari né al solo mestiere delle armi, alludendo piuttosto a una complessa serie di relazioni fra queste e la società. La seconda scelta, a livello di periodizzazione, ha portato il volume a proporsi di avvicinare il suo oggetto da una prospettiva di lungo periodo, che abbraccia almeno cinque secoli di storia della Penisola, dal Rinascimento a oggi. V’è, infatti, la convinzione che per capire appunto ‘il militare’ – le sue discontinuità, ma anche le sue lunghe continuità – visioni di più breve periodo non darebbero risultati soddisfacenti. Compiute queste scelte, la domanda cui si tenta di offrire qualche risposta è la seguente: è possibile che nella storia nazionale questo “militare” abbia contato così poco, al punto da essere minimamente presente nelle opere generali più recenti, e al punto da essere apparso un oggetto quasi residuale, se non ignorato, in momenti e manifestazioni che pure dovrebbero segnare la via di una nazione, quali le iniziative legate al Centocinquantesimo dell’Unità? Nel libro il ‘militare’ è individuato nel ruolo giocato dapprima entro il teatro frammentato degli antichi Stati italiani, successivamente durante le complesse fasi di aggregazione dall'età liberale a quella fascista, fino al periodo repubblicano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.