Storia e geografia a forma di bandiera. Nazionalismo banale e banalizzazioni nazionaliste

Il contributo presenta una riflessione sulle connessioni tra memoria selettiva, amnesia collettiva e nazionalismo. Il punto di partenza è l'importanza che nel processo di creazione delle nazioni è attribuita, rispettivamente, da Ernest Renan all’oblio e all’errore storico e da Michael Billig al fatto che la memoria collettiva «si accompagna simultaneamente a una dimenticanza collettiva». L'iterazione di errori e amnesie, che avviene «banalmente», secondo il modello del «nazionalismo banale» teorizzato dallo stesso Billig, ha altresì la funzione di consolidamento della nazione. In questo senso errori, omissioni e distorsioni, nella loro continua ripetizione, si trasformano in (presunte) verità, in «banalizzazioni nazionaliste». Paiono esemplari in tal senso le speculazioni riguardanti la storia e la geografia del cosiddetto confine orientale d'Italia. Ci si sofferma in particolare sull'invenzione delle «Venezie» ad opera di Graziadio Isaia Ascoli nel 1863 e sulla diffusione di termini quali «Triveneto» e «Venezia Giulia», che da invenzioni lessicali caratterizzate da una dichiarata «ambiguità preziosa», per effetto di una potente iterazione «banale», si trasformano in memoria collettiva e in denominazioni geografiche ritenute effettive, storicamente consolidate e «naturali». Qualcosa di simile avviene anche in merito alle omissioni e alle letture parziali che caratterizzano la trattazione delle vicende dell'ultimo secolo in quell'area, tra vecchio revisionismo e nuove banalizzazioni nazionaliste, pronte a diventare nazionalismo banale e quindi nuovo «equilibrato» patriottismo. Tuttavia, mentre, seppur con difficoltà per certi versi crescenti, pare possibile proporre una lettura diversa e più articolata dei fatti storici, uscire dal revisionismo e contestarlo, è diversa la situazione per quanto attiene alla geografia, in cui si riscontra la potenza e l'intangibilità del prodotto dell'«ambiguità preziosa» di Ascoli.