Il presidente della repubblica Italiana ha esortato i cittadini ad essere “costruttori”. Un monito che costituisce un orizzonte preciso nell’epoca pandemica, un concetto che ci in terroga ed evoca significati civili, culturali e educativi. Sempre più architetti e urbanisti si trovano a confrontarsi con questioni globali come i cambiamenti climatici, le migrazioni, la sostenibilità ambientale, la ricostruzione post-terremoto, i problemi delle aree interne, il ruolo sociale delle discipline e, non ulti ma, la crisi dei modelli globali provocata dalla pandemia che stiamo vivendo. È necessario un approccio multidisciplinare, che dia una visione ampia dei problemi che l’architettura e l’urbanistica devono comprendere ed affrontare, evitando i limiti di una chiusura disciplinare e, all’opposto, i pericoli di una frammentazione del sapere. È sempre più forte l’esigenza di creare un discorso collettivo sulla ricerca urbana e sull’attivismo politico urbano tra pianifi catori, architetti, geografi, storici e urbanisti con gli attivisti che difendono i diritti alla città (abitativi, mobilità, identità urbana). Le crisi aprono nuovi sce nari e nuove opportunità di cambiamento: la riduzione delle disuguaglianze, degli sprechi e del consumo di suolo, la lotta al cambiamento climatico nel la direzione di recuperare, risanare, riqualificare e riusare. Partire da questa complessità è il primo atto per costruire un percorso collettivo che possa trovare risposte ponendo l’architettura al centro. La riscoperta del prender par te al collettivo è significativa, non solo come concezione militante ma come espressione del fare progetto. L’architetto assume il ruolo di raccogliere una pluralità di saperi e conoscenze e fare sintesi delle esigenze della comunità. L’urbanista oggi è chiamato a un molteplice ruolo di conoscenza, di pratica, di mobilitazione: un pensatore e intellettuale, un tecnico esperto e un attivi sta-militante con un ruolo politico.
Costruttori di futuro in territori fragili. Constructing the future in fragile territories
Nicolò fenu
2021-01-01
Abstract
Il presidente della repubblica Italiana ha esortato i cittadini ad essere “costruttori”. Un monito che costituisce un orizzonte preciso nell’epoca pandemica, un concetto che ci in terroga ed evoca significati civili, culturali e educativi. Sempre più architetti e urbanisti si trovano a confrontarsi con questioni globali come i cambiamenti climatici, le migrazioni, la sostenibilità ambientale, la ricostruzione post-terremoto, i problemi delle aree interne, il ruolo sociale delle discipline e, non ulti ma, la crisi dei modelli globali provocata dalla pandemia che stiamo vivendo. È necessario un approccio multidisciplinare, che dia una visione ampia dei problemi che l’architettura e l’urbanistica devono comprendere ed affrontare, evitando i limiti di una chiusura disciplinare e, all’opposto, i pericoli di una frammentazione del sapere. È sempre più forte l’esigenza di creare un discorso collettivo sulla ricerca urbana e sull’attivismo politico urbano tra pianifi catori, architetti, geografi, storici e urbanisti con gli attivisti che difendono i diritti alla città (abitativi, mobilità, identità urbana). Le crisi aprono nuovi sce nari e nuove opportunità di cambiamento: la riduzione delle disuguaglianze, degli sprechi e del consumo di suolo, la lotta al cambiamento climatico nel la direzione di recuperare, risanare, riqualificare e riusare. Partire da questa complessità è il primo atto per costruire un percorso collettivo che possa trovare risposte ponendo l’architettura al centro. La riscoperta del prender par te al collettivo è significativa, non solo come concezione militante ma come espressione del fare progetto. L’architetto assume il ruolo di raccogliere una pluralità di saperi e conoscenze e fare sintesi delle esigenze della comunità. L’urbanista oggi è chiamato a un molteplice ruolo di conoscenza, di pratica, di mobilitazione: un pensatore e intellettuale, un tecnico esperto e un attivi sta-militante con un ruolo politico.File | Dimensione | Formato | |
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