L'opera "Lo spazio senza il verso. Mute liriche del bianco nella poesia russa contemporanea" è, anzitutto, uno studio approfondito della tematica del vuoto nella produzione di alcuni poeti non ufficiali attivi in Russia tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Attraverso l'analisi dei testi, perlopiù visuali, composti in clandestinità e talvolta mai giunti alle stampe ufficiali, si delineano i tratti caratteristici di una forma espressiva rinnovata, in grado di liberare il lettore sovietico dal peso di una coscienza predeterminata. La pausa, emblema del nulla in cui l'intera esistenza annega, diventa il nucleo del componimento poetico. La materia verbale stessa, prodotta dall'assenza, si fa catena fluida di parole sintatticamente slegate le une dalle altre, trascinando l'individuo in una dimensione anarchica dai tratti ancestrali. Nello spazio segreto del sottosuolo culturale, dunque, lo scrittore postmoderno trova una via di emancipazione dall'artificiosità della lingua russa, resa ormai sterile altoparlante dell'ideologia. Allo stesso tempo, il mutismo della parola-immagine, tracciata sul bianco della pagina, simboleggia il silenzio delle idee imposto dalla censura è squarciato dall'artista clandestino.
Lo spazio senza il verso. Mute liriche del bianco nella poesia russa contemporanea
Roberta Sala
2019-01-01
Abstract
L'opera "Lo spazio senza il verso. Mute liriche del bianco nella poesia russa contemporanea" è, anzitutto, uno studio approfondito della tematica del vuoto nella produzione di alcuni poeti non ufficiali attivi in Russia tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Attraverso l'analisi dei testi, perlopiù visuali, composti in clandestinità e talvolta mai giunti alle stampe ufficiali, si delineano i tratti caratteristici di una forma espressiva rinnovata, in grado di liberare il lettore sovietico dal peso di una coscienza predeterminata. La pausa, emblema del nulla in cui l'intera esistenza annega, diventa il nucleo del componimento poetico. La materia verbale stessa, prodotta dall'assenza, si fa catena fluida di parole sintatticamente slegate le une dalle altre, trascinando l'individuo in una dimensione anarchica dai tratti ancestrali. Nello spazio segreto del sottosuolo culturale, dunque, lo scrittore postmoderno trova una via di emancipazione dall'artificiosità della lingua russa, resa ormai sterile altoparlante dell'ideologia. Allo stesso tempo, il mutismo della parola-immagine, tracciata sul bianco della pagina, simboleggia il silenzio delle idee imposto dalla censura è squarciato dall'artista clandestino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.