Parrhesia è un termine di origine greca che nelle lingue moderne è spesso tradotto come franchezza o libertà di parola, anche se tali espressioni non ne restituiscono completamente la complessità semantica. Il “dire” evocato dalla parrhesia, infatti, non è solo un particolare modo di parlare, ma è contemporaneamente anche un “fare” e soprattutto un “essere”. Dalla polis ateniese, fino al cristianesimo delle origini, la caratteristica di chi intende parlare con parrhesia è costituita dal coraggio di dire la verità nella convinzione che le proprie parole possano scuotere dal torpore il proprio uditorio. In un contesto come quello attuale, in cui le giovani generazioni appaiono disorientate e assorbite dal flusso della comunicazione costante, è ancora possibile assegnare una funzione liberante alle parole di chi educa? Restiamo convinti che esse abbiano ancora un valore educativo e nella parrhesia sembra celarsi un interessante impegno per gli educatori di oggi: diventare parresiasti, capaci cioè di pronunciare una parola franca e coraggiosa, ma allo stesso tempo benevola e fiduciosa, che non abbia lo scopo di condurre a sé (se-ducere) ma si proponga di insegnare ad avere a che fare con il mondo, nel mondo (ex ducere).

Parrhesia e pedagogia. Una relazione da riscoprire

Federico Zamengo
2023-01-01

Abstract

Parrhesia è un termine di origine greca che nelle lingue moderne è spesso tradotto come franchezza o libertà di parola, anche se tali espressioni non ne restituiscono completamente la complessità semantica. Il “dire” evocato dalla parrhesia, infatti, non è solo un particolare modo di parlare, ma è contemporaneamente anche un “fare” e soprattutto un “essere”. Dalla polis ateniese, fino al cristianesimo delle origini, la caratteristica di chi intende parlare con parrhesia è costituita dal coraggio di dire la verità nella convinzione che le proprie parole possano scuotere dal torpore il proprio uditorio. In un contesto come quello attuale, in cui le giovani generazioni appaiono disorientate e assorbite dal flusso della comunicazione costante, è ancora possibile assegnare una funzione liberante alle parole di chi educa? Restiamo convinti che esse abbiano ancora un valore educativo e nella parrhesia sembra celarsi un interessante impegno per gli educatori di oggi: diventare parresiasti, capaci cioè di pronunciare una parola franca e coraggiosa, ma allo stesso tempo benevola e fiduciosa, che non abbia lo scopo di condurre a sé (se-ducere) ma si proponga di insegnare ad avere a che fare con il mondo, nel mondo (ex ducere).
2023
Studium
Cultura Studium
315
9
196
978-88-382-5338-6
parrhesia; educazione; parola; coraggio della verità
Federico Zamengo
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