Ad avvio del Seicento Genova è soprattutto importatrice di pittura: a fronte di un contesto locale sguarnito, è teatro di esperienze «forestiere»: Rubens, opere e artisti dalla Toscana e da Milano, arrivi caravaggeschi. Figura cruciale per la prima metà del Seicento a Genova è Giulio Cesare Procaccini: è il pittore lombardo a indirizzare lo sguardo degli artisti locali verso Correggio e Parmigianino ed è a lui che si deve una precoce e intelligente comprensione della rivoluzionaria pittura di Rubens, a Genova tra il 1605 e il 1607. Sono questi gli antecedenti fondamentali della stagione del barocco genovese a cui è dedicato il volume, che seleziona il percorso di tre artisti che declinano i caratteri propri della cultura pittorica genovese in maniera differente: Giovanni Benedetto Castiglione, Gregorio De Ferrari e Bartolomeo Guidobono. Il carattere composito del Seicento genovese, e di qui la difficoltà di definire una identità di scuola che nasce dalla sintesi di esperienze di stile differenti, sarà colta un secolo dopo dal pittore e scrittore d’arte Carlo Giuseppe Ratti, che definisce così la Scuola genovese, «un misto di più maniere, perché ha del Veneziano, del Lombardo, del Fiammingo e del Toscano».
Il barocco a Genova «un misto di più maniere»
Spione, Gelsomina
2023-01-01
Abstract
Ad avvio del Seicento Genova è soprattutto importatrice di pittura: a fronte di un contesto locale sguarnito, è teatro di esperienze «forestiere»: Rubens, opere e artisti dalla Toscana e da Milano, arrivi caravaggeschi. Figura cruciale per la prima metà del Seicento a Genova è Giulio Cesare Procaccini: è il pittore lombardo a indirizzare lo sguardo degli artisti locali verso Correggio e Parmigianino ed è a lui che si deve una precoce e intelligente comprensione della rivoluzionaria pittura di Rubens, a Genova tra il 1605 e il 1607. Sono questi gli antecedenti fondamentali della stagione del barocco genovese a cui è dedicato il volume, che seleziona il percorso di tre artisti che declinano i caratteri propri della cultura pittorica genovese in maniera differente: Giovanni Benedetto Castiglione, Gregorio De Ferrari e Bartolomeo Guidobono. Il carattere composito del Seicento genovese, e di qui la difficoltà di definire una identità di scuola che nasce dalla sintesi di esperienze di stile differenti, sarà colta un secolo dopo dal pittore e scrittore d’arte Carlo Giuseppe Ratti, che definisce così la Scuola genovese, «un misto di più maniere, perché ha del Veneziano, del Lombardo, del Fiammingo e del Toscano».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.