L’inclusione, prima ancora di essere – come è fondamentale che sia – pratica educativa, metodo didattico, attività disciplinare, ambiente di apprendimento, è visione. È una visione, è una “teoria” sull’esistenza (thea) (Gadamer, 2002, p. 12) – per altro oggi cruciale e irrinunciabile – che guarda all’essere umano come a quell’unica creatura potenzialmente in grado di trasformare faticosamente la realtà, nel senso del pieno riconoscimento (Buber, 2009) tanto dell’originalità e unicità di ciascuno, quanto dell’uguaglianza di tutti (Pace et al., 2018; Pavone, 2014), progettandone vie possibili e fruttuose di realizzazione. Formare l’essere umano – e in particolare le nuove generazioni – affinché si rendano fattivamente in grado di trasformare la realtà, di “forzarla” nella direzione della piena inclusione sociale, significa promuovere una forma di pensiero, di sentimento e di azione orientata durevolmente verso l’inclusività. È entro questo frame concettuale che il contributo intende, in primis, ricostruire le ragioni a fondamento della significatività e dell’urgenza di una formazione delle nuove generazioni che, a partire dalla scuola primaria, sia in grado di coltivare formae mentis inclusive. Su queste basi intende inoltre argomentare a favore di una possibile via teorico-metodologica per la formazione stessa: l’educazione del carattere e la formazione di quelle particolari character skills che più di altre possono concorrere alla realizzazione di un’inclusione sociale piena e universale, capace di rispettare e di valorizzare le differenze umane.
Coltivare formae mentis inclusive. L’educazione delle character skills nella scuola primaria
Emanuela Guarcello
2023-01-01
Abstract
L’inclusione, prima ancora di essere – come è fondamentale che sia – pratica educativa, metodo didattico, attività disciplinare, ambiente di apprendimento, è visione. È una visione, è una “teoria” sull’esistenza (thea) (Gadamer, 2002, p. 12) – per altro oggi cruciale e irrinunciabile – che guarda all’essere umano come a quell’unica creatura potenzialmente in grado di trasformare faticosamente la realtà, nel senso del pieno riconoscimento (Buber, 2009) tanto dell’originalità e unicità di ciascuno, quanto dell’uguaglianza di tutti (Pace et al., 2018; Pavone, 2014), progettandone vie possibili e fruttuose di realizzazione. Formare l’essere umano – e in particolare le nuove generazioni – affinché si rendano fattivamente in grado di trasformare la realtà, di “forzarla” nella direzione della piena inclusione sociale, significa promuovere una forma di pensiero, di sentimento e di azione orientata durevolmente verso l’inclusività. È entro questo frame concettuale che il contributo intende, in primis, ricostruire le ragioni a fondamento della significatività e dell’urgenza di una formazione delle nuove generazioni che, a partire dalla scuola primaria, sia in grado di coltivare formae mentis inclusive. Su queste basi intende inoltre argomentare a favore di una possibile via teorico-metodologica per la formazione stessa: l’educazione del carattere e la formazione di quelle particolari character skills che più di altre possono concorrere alla realizzazione di un’inclusione sociale piena e universale, capace di rispettare e di valorizzare le differenze umane.File | Dimensione | Formato | |
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