Maus è una graphic novel in due volumi, pubblicati a distanza di cinque anni l'uno dall'altro.Un'opera di grande importanza per il suo impatto sul pubblico – primo fumetto a vincere un Premio Pulitzer, nel 1992 – ma soprattutto per le modalità narrative che adotta nell'affrontare un tema delicato come quello della Shoah. Art Spiegelman è figlio di due ebrei polacchi sopravvissuti alla Shoah, Vladek e Anja,emigrati negli Stati Uniti nel 1951. Non è quindi un diretto testimone dei fatti e non sceglie di raccontare la storia di come i suoi genitori siano sopravvissuti. Disegna invece la storia di come suo padre gli ha raccontato le proprie vicende. Non scrive quindi la biografia del genitore, ma un estratto della propria autobiografia, vale a dire il momento in cui Art vuole scrivere un libro sul padre e inizia a intervistarlo. Il saggio si concentra sulle metodologie adottate dai due graphic novelist. Viene messa in luce la loro attitudine - comune a molti dei narratori della Shoah - alla ricerca della migliore strategia retorica, sia essa finzionale o più marcatamente aderente alla narrazione storica, al fine di raccontare nel modo più convincente l'universo concentrazionario. Si fa inoltre menzione dell'annosa questione dell'efficacia del fumetto - a lungo considerato come genere di intrattenimento - nella narrazione della Shoah.
Metanarrazione e necessità della finzione. Un confronto tra Maus di Art Spiegelman e Yossel di Joe Kubert
Vita, Saverio
2016-01-01
Abstract
Maus è una graphic novel in due volumi, pubblicati a distanza di cinque anni l'uno dall'altro.Un'opera di grande importanza per il suo impatto sul pubblico – primo fumetto a vincere un Premio Pulitzer, nel 1992 – ma soprattutto per le modalità narrative che adotta nell'affrontare un tema delicato come quello della Shoah. Art Spiegelman è figlio di due ebrei polacchi sopravvissuti alla Shoah, Vladek e Anja,emigrati negli Stati Uniti nel 1951. Non è quindi un diretto testimone dei fatti e non sceglie di raccontare la storia di come i suoi genitori siano sopravvissuti. Disegna invece la storia di come suo padre gli ha raccontato le proprie vicende. Non scrive quindi la biografia del genitore, ma un estratto della propria autobiografia, vale a dire il momento in cui Art vuole scrivere un libro sul padre e inizia a intervistarlo. Il saggio si concentra sulle metodologie adottate dai due graphic novelist. Viene messa in luce la loro attitudine - comune a molti dei narratori della Shoah - alla ricerca della migliore strategia retorica, sia essa finzionale o più marcatamente aderente alla narrazione storica, al fine di raccontare nel modo più convincente l'universo concentrazionario. Si fa inoltre menzione dell'annosa questione dell'efficacia del fumetto - a lungo considerato come genere di intrattenimento - nella narrazione della Shoah.File | Dimensione | Formato | |
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