Rizzo lavora dai primi anni Novanta e fino a metà anni Zero con il gruppo Kinkaleri. La danza, nel senso stretto del termine, era lì un esito collettivo a servizio di una dinamica multidisciplinare e di insieme, più come una punteggiatura isolata ma catalizzante. Un progetto che ha contribuito in maniera decisiva, in un’Italia ancora debolmente sintonizzata su quanto avveniva a livello europeo, alla messa a sistema della scena come dispositivo coreografico, in cui le sequenze di movimento, in relazione alle attese, agli stop, alle cadute, ai vuoti generati dall’azione dei performer, si imponevano come sigle di un nuovo grado zero della presenza, come una danza esausta, per dirla con Lepecki. A partire dal 2008, però, l’artista sente l’esigenza di assumere una maggiore e piena autonomia creativa, con cui rilanciare il proprio stare nella danza, cioè un campo aperto e perpetuo di sperimentazione che senza soluzione di continuità ha attraversato generi e formati: dalla misura installativa a quella di ensemble, dallo spettacolo “da palco”, al solo, all’intervento urbano, fino all’happening situazionista e semi-clandestino. È nella terra di mezzo che condurrà Rizzo a questa scelta che, nel 2004, Kinkaleri realizza PASODOBLE, sorta di lavoro-manifesto, non a caso ciclicamente riproposto mantenendo fino a oggi, a distanza di quasi vent’anni, la sua originale, radicale incandescenza.

“PASODOBLE” AL QUADRATO

Fabio Acca
First
2023-01-01

Abstract

Rizzo lavora dai primi anni Novanta e fino a metà anni Zero con il gruppo Kinkaleri. La danza, nel senso stretto del termine, era lì un esito collettivo a servizio di una dinamica multidisciplinare e di insieme, più come una punteggiatura isolata ma catalizzante. Un progetto che ha contribuito in maniera decisiva, in un’Italia ancora debolmente sintonizzata su quanto avveniva a livello europeo, alla messa a sistema della scena come dispositivo coreografico, in cui le sequenze di movimento, in relazione alle attese, agli stop, alle cadute, ai vuoti generati dall’azione dei performer, si imponevano come sigle di un nuovo grado zero della presenza, come una danza esausta, per dirla con Lepecki. A partire dal 2008, però, l’artista sente l’esigenza di assumere una maggiore e piena autonomia creativa, con cui rilanciare il proprio stare nella danza, cioè un campo aperto e perpetuo di sperimentazione che senza soluzione di continuità ha attraversato generi e formati: dalla misura installativa a quella di ensemble, dallo spettacolo “da palco”, al solo, all’intervento urbano, fino all’happening situazionista e semi-clandestino. È nella terra di mezzo che condurrà Rizzo a questa scelta che, nel 2004, Kinkaleri realizza PASODOBLE, sorta di lavoro-manifesto, non a caso ciclicamente riproposto mantenendo fino a oggi, a distanza di quasi vent’anni, la sua originale, radicale incandescenza.
2023
1
4
https://cultureteatrali.it/pasodoble-al-quadrato/
Cristina Rizzo, DANZA, Kinkaleri, Pasodoble, Santarcangelo Festival
Fabio Acca
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